Editrice il Quadrifoglio
Livorno nonstop
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‘Aldino’ Montano, campione anche di livornesità
Se Tokyo 2020 passerà alla storia per il record di medaglie conquistate dagli azzurri (10 ori, 10 argenti e 20 bronzi), per le due grandi imprese di Marcel Jacobs nei 100 metri e di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, per la conferma nella top ten dello sport mondiale e al settimo posto per numero di podi, primi tra i Paesi dell’Unione Europea, non può certo passare in secondo piano anche l’ultimo atto delle due icone, leggende, monumenti (chiamateli come vi pare...), accomunate, tra l’altro, da un identico cammino, iniziato a Atene 2004 e chiuso (dopo le tappe intermedie di Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016)

Se Tokyo 2020 passerà alla storia per il record di medaglie conquistate dagli azzurri (10 ori, 10 argenti e 20 bronzi), per le due grandi imprese di Marcel Jacobs nei 100 metri e di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, per la conferma nella top ten dello sport mondiale e al settimo posto per numero di podi, primi tra i Paesi dell’Unione Europea, non può certo passare in secondo piano anche l’ultimo atto delle due icone, leggende, monumenti (chiamateli come vi pare...), accomunate, tra l’altro, da un identico cammino, iniziato a Atene 2004 e chiuso (dopo le tappe intermedie di Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016), appunto a Tokio 2020, con l’aggiunta di un anno non certo sabbatico per non far ‘arrugginire’ muscoli e concentrazione. Stiamo parlando, ovviamente, di Federica Pellegrini, 33 anni, che ha centrato la sua quinta finale olimpica nei 200, impresa mai riuscita a nessuna donna del nuoto, con un bottino complessivo di un oro e un argento, e del nostro Aldo Montano che, in fatto di numeri, vanta una ‘collezione’ ancora più prestigiosa. Intanto, a 40 anni suonati (43, per la precisione, il prossimo 18 novembre), ha conquistato l’ennesima medaglia, quella d’argento nella sciabola a squadre, portando a cinque il suo già ricco palmares olimpico (1 oro, 2 argenti e 2 bronzi). Oltre che essere una impresa anche dal punto di vista della longevità (a quell’età è inimmaginabile che un atleta sia ancora sulla cresta mondiale), ha ulteriormente dato prestigio alla dinastia-Montano. Già, perché la famiglia livornese è ormai protagonista dei giochi a cinque cerchi da quasi un secolo: iniziò nonno Aldo con il doppio argento nella sciabola a squadre a Berlino ‘36 e Londra ‘48, a cui fece seguito babbo Mario Aldo, “Mauzzino” per tutti, oro nella sciabola a squadre a Monaco di Baviera ‘72 e argento a Montreal ‘76 e Mosca ‘80. A loro vanno aggiunti i successi dei cugini sparsi, Mario Tullio, Tommaso e Carlo, tutti medagliati olimpici.
Ma in fatto di dinastia non è ancora finita: la casa di Aldo e della moglie Olga Plachina, ex ostacolista russa, già genitori dal 2017 di Olympia, è stata allietata il 28 marzo scorso dalla nascita di Mario. E Aldo ha subito sentenziato: “Aspettate mio figlio tra vent’anni”. Senza contare che la stessa Olympia potrebbe scendere in pedana, scrivendo magari una nuova storia anche al femminile.
Insomma, il nome Montano, ce lo dovremo sorbire ancora per un bel po’...
Fra titoli italiani, gare di Coppa del Mondo, titoli europei, titoli iridati e le anzidette cinque-medaglie-cinque olimpiche, il buon Aldo, “Aldino” per gli amici, ci ha fatto perdere il conto. Così come ci ha abituati a quelle scene di esultanza al termine delle sue vittorie, tra salti e capriole sulla pedana, urli (esagerati), con il volto, completamente trasformato, una volta buttata giù la maschera, da rabbia agonistica al massimo della felicità strabiliante. Manifestazioni di gioia che Aldo ha sempre condiviso con la sua città, come ampiamente mostrano le foto allegate che abbiamo ripreso dai suoi profili Facebook e Instagram. è ormai gettonatissimo da svariati anni il prefisso telefonico “0586” (dopo aver esordito con “57100”, il cap della città) stampato sulle mani o su una bandiera - di colore amaranto, ovviamente - unico stratagemma, in protocolli rigidi, per dire al mondo intero “Sono di Livorno ...e me ne vanto!”. Da incallito e inguaribile amante, lo ha fatto anche a Tokio, sventolando al balcone del villaggio Italia il suo bandierone amaranto creando non poco imbarazzo tra gli organizzatori.

Lo “0586” è divenuto anche il nome del ristorante che Aldo Montano, con alcuni suoi amici e la sorella Alessandra, aprì nel 2006 a Roma, nei pressi di Ponte Milvio. “0586FoofandStyle” (l’insegna completa del ristorante) divenne subito un locale alla moda che portò un angolo di Livorno nel cuore della capitale. Non a caso si potevano gustare le delizie tipiche della nostra cucina come cacciucco (così qualcuno ha anche imparato che, quello vero, si parla e si scrive con 5 c), acciughe alla povera, spaghetti al favollo, triglie e baccalà alla livornese ecc. Il tutto affidato alle sapienti mani dell’indimen-
ticata chef Gabriella Fassorra (scomparsa nel 2016), nome notissimo a Livorno per aver gestito i locali del Boccale, Romito, la Gargotta e lo Yacth Club “Gabriella”, insieme al marito Franco Faraoni (altro ristoratore nostrano di qualità, deceduto nel ‘97), genitori, tra l’altro, di Franco Faraoni, presidente del Comitato regionale Toscana della Federazione italiana pallacanestro.
Anche visitando la pagina ufficiale di Facebook di Aldo Montano, con i suoi post da ogni angolo del mondo, teatro delle sue gare internazionali di sciabola, si notano subito i tanti riferimenti alla città. Quando, ad esempio, ritrae uno scorcio di mare di qualsiasi continente, afferma che gli sembra di essere sempre nella sua Livorno. Anche per il 22 maggio, Santa Giulia, festa della patrona, non manca di inviare gli auguri alla città. Insomma, ogni occasione è sempre stata buona per ostentare le origini e l’amore inarrestabile per la sua terra, come sempre ha fatto anche negli show e reality televisivi che lo hanno visto disinvolto protagonista tra una medaglia e l’altra.
E in tema di ‘livornesità’, con ancora Aldo Montano protagonista, non possiamo non citare la prima pagina della Gazzetta Sportiva del 15 agosto 2004, quella all’indomani delle prime gare ufficiali dei giochi olimpici di Atene 2004. Il più diffuso giornale sportivo italiano titolò a tutta pagina:“GRANDI ITALIANI” e l’occhiello “La bici di Bettini, la sciabola di Montano: Ciampi spinge la sua Livorno all’oro”, per una tiratura di oltre 250mila copie. Il tutto accompagnato dalle foto di Paolo Bettini e Aldo Montano che baciano, anzi mordono, la medaglia d’oro, e l’esultanza, con la mano destra alzata, e di Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica. Due livornesi sul podio più alto (anche se Bettini, per essere precisi, è nato a Cecina), osannati dal capo dello Stato, anche lui attaccatissimo alla sua città nonostante i vari impegni istituzionali lo abbiamo allontanato subito dopo gli studi universitari (a Livorno, non dimentichiamocelo, dedicò, tra l’altro, la prima e l’ultima visita ufficiale da Presidente della Repubblica): una goduria senza freni.

