Capras, sferzante e micidiale.

14 Feb 2024 | Autore: Annalisa Gemmi, IN EVIDENZA, IN PRIMO PIANO, MUSICA E ARTE

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“Artista labronico, grafico pubblicitario, camerlengo del Sodalizio Mvschiato, Capras è fine umorista che traduce la sua ironia in pungenti e argute vignette. Sferzanti e micidiali, colgono difetti e idiosincrasie della società contemporanea portando a nudo situazioni e comportamenti umani in modo irresistibile, trasformandoli in puro oro comico”. Queste le parole che hanno dato il via alla tanto attesa mostra di “Capras”, ovvero Stefano Caprina, presso la Galleria “Il Melograno”.

– Stefano, come nascono le tue vignette?

Le mie vignette che, raramente sono coscientemente progettate e poi eseguite nascono automaticamente di getto dalla dettatura grafica del mio inconscio, come in trans, come ha scritto un amico giornalista. Mi sveglio e le trovo lì già fatte. Di solito non mi fanno ridere molto. Invece rido se me le mostrano dopo anni che le avevo fatte e non mi ricordavo più di esse. Forse qualcuno potrebbe aiutarmi a capire. Anzi, meglio di no. Meglio non svegliarsi.

– Cos’è per te l’ironia?

Beffarsi della Signora in Nero, antipatica quanto autoreferenziale. Non prendersi troppo sul serio e mettere in ridicolo chi lo fa. Vedere che sotto i vestiti siamo tutti nudi, e immaginare i più pettoruti sulla tazza del water. Ridicolizzare il vanitoso che si ritiene Esperto e non lo è affatto. Ridere di me stesso che sto dicendo queste cose. Penso che basti.

– La migliore vignetta degli ultimi anni? Ce la racconti?

Non è la mia. È una di Andrea Pazienza che mostra Sua Santità in vestaglia su una grande terrazza vaticana e che guarda le stelle dicendo: E se esistesse davvero…? Darei una falange per averla fatta io.

– Che significa per te far sorridere le persone?

È l’unica vanità che mi concedo. Mi piace, mi appaga, ti senti una rotella che gira nel giusto verso. Senti di fare un po’ di bene in questo mondo così duro. La mia più grande ricompensa è sentirmi dire che una mia vignetta ha fatto partire con un sorriso in un triste lunedì.

– Hai fatto la prima mostra “mondiale”, ci sarà un bis?

Se ci ho messo tutti questi anni la prossima dovrebbe essere verso il 2090. Gli argomenti non mi mancano di certo, spero ci sia ancora la carta, la china e i pennini di acciaio. Ci sarà anche l’acciaio? boh! In realtà ci ho preso gusto e credo che tirerò fuori qualcos’altro dal cappello. Non posso tenere qualche ettaro di vignette chiuso solo nei cassetti.

– Se tu dovessi raffigurare il vero e verace livornese, quali elementi grafici emergerebbero?

Lo stereotipo del livornese lo vorrebbe in canottiera, infradito e in motorino per andarsene al mare. Ma io non ci sto. Questo è fare un favore a Pisani, Lucchesi e Fiorentini. Questo cavolo di globalizzazione ha uniformato i difetti di Livorno a quelli di tutti gli italiani. Forse varrebbe la pena inzuppare il pennino per la Rotonda d’Ardenza, manifestazione artistico culturale che riassume e mette in scena benissimo un lato vulnerabile della città.