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Carlo Bosco

A tu per tu con il titolare dello studio di registrazione Jackf Studio, pianista, compositore, arrangiatore, tastierista, insegnante...

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Carlo Bosco, un musicista conosciuto che offre tutto il suo talento alla città e oltre, tramite performance musicali, collaborazioni, editing e produzioni uniche e originali.
Carlo, conosciuto diversi anni fa come insegnante di pianoforte moderno, l’ho sempre seguito anche grazie alle piattaforme social che oggi ci tengono sempre aggiornati e ci permettono di entrare in contatto con tutti con un semplice click.
Figlio d’arte, nato e cresciuto a teatro ha cominciato con la creazione di piccoli commenti musicali; poi le varie collaborazioni teatrali, cinematografiche, musicali con praticamente quasi tutte le realtà culturali presenti sul nostro territorio, Carlo è un musicista a 360° che ama sperimentare e mettersi in gioco creando anche un proprio studio di registrazione, il Jackf Studio.
Vi invito a leggere questa intervista che non è altro che una simpaticissima ed informale chiacchierata con Carlo che ci ha gentilmente aperto le porte della sua casa raccontando la sua evoluzione creativa.
Carlo chi ti conosce sa che sei figlio d’arte, quanto ha influito per te e per il tuo avvicinamento al mondo musicale?  
Io sono nato e cresciuto in teatro, ho avuto la fortuna di poter far arte in casa fin da bambino. Sebbene in casa non ci fossero musicisti la musica è entrata in me presto, come un fulmine a ciel sereno, a 3 anni suonavo a orecchio Fra Martino.



 
I miei genitori, che hanno una gran cultura musicale, mi hanno cresciuto a pane e cantautori italiani. Poi a 8 anni cominciai lo studio del pianoforte e di lì il passo è stato breve.
E quando hai capito che la musica poteva rappresentare davvero il tuo futuro?
La svolta è stata successivamente quando mi sono dedicato allo studio dell’organo elettronico con il Maestro Giorgi al Centro Didattico Musicale Italiano a Livorno, in pratica studiavo l’organo da chiesa con tastiera e pedaliera ma l’approccio era di suonarlo in chiave moderna.
Terminate le superiori feci l’esame di ammissione al Cherubini di Firenze e con grande sorpresa fui scelto tra i primi 3 e cominciai il mio percorso nella classe di composizione sperimentale. Nel frattempo mi stavo affermando come musicista eclettico, ne facevo mille: commenti musicali a teatro, piccole produzioni per il cinema, tastierista dal vivo, collaborazioni con artisti.
Questa esperienza nel mondo classico come è andata?
A Firenze fu una bellissima esperienza, ma per me fu anche una lotta interna. Il mio modo di fare musica con cantautori italiani e musica elettronica non rispecchiava proprio il percorso che avevano in mente nel Conservatorio e sentivo che quello che stavo facendo non andava nella direzione che avrei voluto e decisi, a malincuore, di interrompere.



 

Intervista a Carlo Bosco dei "Garybaldi Bros"

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Quali esperienze ti porti nel cuore come musicista, tastierista, arrangiatore?
Fin da metà degli anni 90 ho fatto il tastierista di varie band. Ho suonato in gruppi funky, blues e di musica elettronica… quello che ha avuto più successo è quella dei Gary Baldi Bros, facciamo musica anni ’90. Tra l’altro in questi giorni sto proprio terminando gli arrangiamenti delle musiche per orchestra per il concerto dell’11-12 maggio [vedi locandina evento]; dopo 10 anni di dance di piazze “pappara-pappappara” abbiamo deciso di festeggiare prendendo il teatro più bello a Livorno, il Goldoni, e risuonare la dance anni ‘90 in chiave orchestrale.
Lavoro bellissimo ma infinito.
Come pianista mi rimarrà nel cuore a vita l’incontro che ho avuto nel 2011 con Vinicio Capossela quando venne a suonare a Livorno. Era una domenica sera di novembre 2011, alle 20 mi chiamarono dalla produzione di Capossela perché volevano capire se c’era in giro uno spartito di “Livorno” di Ciampi perchè Vinicio avrebbe voluto cantarla quella sera. Io, che ero già in pigiama sul divano, dissi che potevo scriverlo. La seconda telefonata fu l’invito ad andare a suonarla, stirai una camicia e volai in bicicletta al Goldoni; mi vengono i brividi solo a ripensare, la sua voce accompagnata dal mio pianoforte, una cosa che mi fa molto piacere.
Come compositore/arrangiatore nei primi anni 2000 con Associazione Cinematografica I Licaoni ho scritto le musiche per una serie di lungometraggi e cortometraggi molto divertenti. Tra l’altro alcuni hanno vinto premi importanti e ne vado molto fiero.
Un’altra bella collaborazione fu nel 2003 in un disco dei Delta V [Nelle varie tracklist an- che cover di successo come Se telefonando, Un’estate fa e Ritornerai] con i quali siamo rimasti molto amici ed in contatto.



 
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Parlami del tuo alter ego JACKF
In tutti questi anni ho scritto anche cose mie, nel 2013 è uscito il mio primo disco firmato Jackf, con questo nome non perché sono bipolare [ride]. Nasce da uno spettacolo in teatro con Claudio Marmugi dove portammo in scena Radio Alcatraz, trasmissione radiofonica condotta da Diego Cugia. Claudio ebbe l’idea di trasferire questo testo in teatro e io scrissi le musiche per il personaggio Jack Folla, un carcerato. Queste sonorità in chiave elettronica mi hanno estraniato dal mondo classico e da tutto il resto e questo Jack Folla è stato ridotto a JackF; lo uso per quanto riguarda la musica elettronica o comunque la musica un po’ diversa da quella che faccio di solito, è un po’ più ricercata ed è l’animo del mio studio.
Nel 2013 esce il mio primo disco prodotto insieme al musicista ed amico Marco Baracchino; degli 11 pezzi del disco alcuni sono stati ascoltati e inseriti in alcune compilation fuori Italia.
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duco da 2/3 anni alcune realtà livornesi tra cui i Major (che suonarono ad Effetto Venezia 2 anni fa ed hanno vinto Emergenza Festival all’Acatraz di Milano), ho prodotto di recente Aether, livornese che andrà a stare a breve negli Stati uniti e promuoverà il suo prodotto fuori. Poi ho prodotto i Per Aspera che fanno rock italiano e tra poco uscirà il secondo disco di Dimitri Cappagli, insegnante e collega.
Come mai non ha mai provato ad uscire da Livorno?
Perché sono stravagante ma pigro. Sono attaccato a Livorno ma non parlo di legami affettivi, non ho avuto vincoli nemmeno da parte della famiglia… forse la paura, l’attaccamento allo scoglio…
A Livorno e provincia comunque ho le mie situazioni, nel mio piccolo sono un punto di riferimento.
L’insegnamento rappresenta per te un impegno quotidiano da circa 11 anni giusto?
Dal 2008 sono alla Scuola Artemide grazie a Stefano Brondi, mio carico amico e collega. Da alcuni anni insegno alla scuola Percorsi Musicali di Livorno, diretta da Luca Brunelli Felicetti, come insegnante di pianoforte moderno e accompagnamento per cantanti. Insegno anche in una scuola fondata circa 4 anni fa, l’Associazione Dida’Sko Arte*Musica*Spettacolo a Castelfranco di Sotto.
Quale tra tutte queste attività preferisci?
Negli anni non c’era una cosa che preferivo, negli ultimi 2/3 anni la figura di produttore e arrangiatore è quella in cui mi ritrovo di più, prendere una canzone e vestirla da zero è meraviglioso. A volte mi mandano linee melodiche di solo chitarra e voce o solo voce a cappella e devo inventare delle sonorità; la cosa che mi diverte più in assoluto è vestire qualcosa in altro modo. Non farei altro da quanto mi piace.


 
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