Editrice il Quadrifoglio
Livorno nonstop
Mensile di Attualità-Arte e Spettacolo rigorosamente Livornese
Come sarebbe bello passeggiare lungo l’acquedotto leopoldino!
Questa città non riesce a valorizzare le bellezze naturali e i monumenti che i nostri antenati ci hanno lasciato. La Livorno medicea e lorenese è ricca di grandi opere d’arte dell’ingegno e tra queste possiamo certamente annoverare l’acquedotto di Colognole.

Questa città non riesce a valorizzare le bellezze naturali e i monumenti che i nostri antenati ci hanno lasciato. La Livorno medicea e lorenese è ricca di grandi opere d’arte dell’ingegno e tra queste possiamo certamente annoverare l’acquedotto di Colognole. Costruito a cavallo tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo per volere dei Lorena (il granduca Ferdinando III e suo figlio Leopoldo II), su progetto e direzione dei lavori di Pasquale Poccianti, oggi rifornisce di acqua potabile parte della città, ma l’intera struttura, pur mantenendo la necessaria funzionalità, ha perduto la caratteristica di “passeggiata” e il fascino che il progettista le aveva conferito. Dal primo casino ottagonale che raccoglie le acque delle polle alimentate del torrente Morra il percorso dell’acquedotto si snoda per 18 chilometri e raggiunge il Cisternone, attraverso una miriade di “tempietti”, “edicole”, “casotti”, la cui funzione è quella di raccogliere e “purgare” le acque, ma anche di viadotti, arcate (maestosa quella doppia sul Rio Corbaia), trafori, muraglioni, tutte opere di alta ingegneria idraulica.
Questo pregevole impianto è attualmente gestito dall’ASA, che ne cura esclusivamente l’aspetto impiantistico, al solo scopo di garantire che le acque raggiungano il deposito del Cisternone. Ma ben altra potrebbe essere la fruibilità dell’intera struttura, ove si rendesse agibile l’intero percorso dell’acquedotto, secondo l’originaria concezione di “passeggiata naturalistica” attribuitagli dal Poccianti, anche con interventi di manutenzione delle strutture murarie.
Alla endemica carenza di risorse finanziarie, in questo caso, si somma la molteplicità delle competenze. La proprietà dell’acquedotto e il sedime sono del Comune di Livorno, la gestione è dell’ASA, altre competenze sono in capo alla Provincia, al Corpo Forestale dello Stato, alla Sovraintendenza dei beni ambientali, per cui risulta davvero improba l’opera di coordinamento per una decisione condivisa. Ma è un vero peccato che priva i livornesi, e non solo, della fruizione di un bene di inestimabile valore ambientale e monumentale.

