Editrice il Quadrifoglio
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Mensile di Attualità-Arte e Spettacolo rigorosamente Livornese
A Livorno quando si parla di musica dal vivo non si può prescindere dal The Cage
Il locale che ha occupato un posto di primaria importanza nel panorama nazionale. Nato nel 2002, per l’esattezza il 18 ottobre, ha cambiato sede varie volte (sempre in periferia, e questo ha una sua ragione) fino a piazzarsi stabilmente nel teatrino di Villa Corridi. Sul suo palco si sono esibiti nomi importantissimi, italiani e stranieri.
di Marco Sisi

A Livorno quando si parla di musica dal vivo non si può prescindere dal The Cage, locale che ha occupato un posto di primaria importanza nel panorama nazionale. Nato nel 2002, per l’esattezza il 18 ottobre, ha cambiato sede varie volte (sempre in periferia, e questo ha una sua ragione) fino a piazzarsi stabilmente nel teatrino di Villa Corridi. Sul suo palco si sono esibiti nomi importantissimi, italiani e stranieri.
Per celebrare il ventennale dell’inaugurazione è uscito un libro The Cage - 20 anni di live club (nel riquadro: la copertina), pubblicato dalla casa editrice Sillabe, che è stato presentato qualche giorno fa a Firenze nella suggestiva ambientazione della Cattedrale dell’Immagine, a Santo Stefano al Ponte.
Toto Barbato ha ripercorso la storia del The Cage, nato da un’idea sua e del collega Mimmo Rosa. I due all’epoca prevalentemente svolgevano l’attività di musicisti, Barbato negli Snaporaz e Rosa nei Chromosomes, ma con background professionali diversificati (Toto aveva recitato come attore non protagonista in Ovosodo e in Baci e abbracci di Paolo Virzì, oltre a suonare la batteria nel gruppo di Carlo Virzì che aveva curato le musiche della colonna sonora, Mimmo anch’egli batterista con una lunga esperienza ed entrambi si erano spesso occupati non solo del lato artistico ma anche organizzativo delle esibizioni). Fu così che durante i festeggiamenti in strada al termine del campionato di calcio 2001/02 di Serie C, quello conclusosi con la promozione in B del Livorno di Jaconi, con Giorgio Chiellini e Igor Protti, Toto e Mimmo hanno modo, complice qualche birra di troppo, di trovarsi a discutere su perché a Livorno si debba dare per scontato che non ci sia un locale dove si fa musica dal vivo, «ma di quelli forti, dove il volume viene sparato a mille, dove si suda, si balla, si canta». Un cambio di consonante, neanche troppo velato omaggio a The Cave, locale nei sotterranei di un palazzone ottocentesco sugli scali D’Azeglio, dove negli anni ’90 si ballava e si faceva musica (Gelaterie sconsacrate, primo album dei Virginiana Miller, fu pre-prodotto proprio lì fra fine giugno e inizio luglio 1996), la scelta di rilevare la gestione di un’altra struttura dal nome anglofono, The Tube, in via Diacinto Cestoni, la strada che costeggia a ovest il quartiere di Shangai, e il 25 ottobre 2002 è subito sold out: si svolge il primo concerto, quello dei Delta V, portati a Livorno da Toto che era il loro tour manager, la band vincitrice del Premio Ciampi 1998 (miglior debutto discografico) che aveva avuto un grande successo riproponendo in chiave elettro-pop can-
zoni come Un’estate fa e Se telefonando. Alla festa d’inaugurazione arrivarono migliaia di persone, non solo da Livorno. «All’epoca non c’erano ancora smartphone e social network, ma la voce si sparse e ci ritrovammo anche Irene Grandi, venuta apposta da Firenze» racconta Barbato.
A parte l’esperienza fiorentina dell’Auditorium Flog, quella del Cage rappresentava un’assoluta novità, specie per Livorno dove, sono sempre parole di Toto: «ogni sabato sera migliaia di persone non avevano un luogo dove andare».



Il libro, testi di Dario Serpan, ripercorre un ventennio di attività, di evoluzione nelle scelte artistiche e commerciali, i cambi di sede da via Cestoni all’ex-Topsy di largo Bellavista, al capannone al confine fra il Picchianti e Stagno che nel 2009 venne devastato dallo straripamento del torrente Ugione, fino all’attuale sede del teatrino di Villa Corridi.
Oltre alla storia di un sogno diventato realtà ci sono anche le riflessioni sul ruolo svolto dai live club e sui problemi creati dalla pandemia di Covid 19, ma soprattutto la parte del leone spetta alle spendide fotografie di Sebastiano Bongi Tomà, che in tutti questi anni ha inquadrato nel suo obiettivo gli artisti che hanno calcato le tavole del palco. Immagini di grande formato che riescono a trasmettere efficacemente le sensazioni che si provano assistendo a un concerto al Cage. The Cage - 20 anni di live club ha tutte le carte in regola per trasformarsi un importante documento destinato a rappresentare e a fare ricordare la storia di un locale diventato una vera e propria istituzione la cui importanza supera i confini della città in cui opera.




