Editrice il Quadrifoglio
Livorno nonstop
Mensile di Attualità-Arte e Spettacolo rigorosamente Livornese
Filzi-Shangai, ieri e oggi
All’inizio del ‘900 là dove ora sorge il quartiere Shangai c’erano solo campi e paludi, con qualche orto in qua e in là. Il cimitero comunale La Cigna, per tutti “I Lupi”

All’inizio del ‘900 là dove ora sorge il quartiere Shangai c’erano solo campi e paludi, con qualche orto in qua e in là. Il cimitero comunale La Cigna, per tutti “I Lupi”, si raggiungeva attraverso via Pera e via Filzi, ma anche da via Cestoni, chiamata via Alberata per la presenza degli alberi. Il tratto di Aurelia da Fiorentina ai cimiteri non esisteva e per andare a Pisa si passava da via Provinciale Pisana.
C’era la vecchia fabbrica Filandra, in via Pera (oggi c’è un supermercato), e qualche casa, intorno, dei capi dell’azienda, quindi la distilleria Bertocchini, la segheria Camarlinghi, un deposito di nafta, la fabbrica degli Isolatori e più in là anche la Richard Ginori, pure circondata da qualche abitazione.
Vecchi lampioni a gas illuminavano la via del camposanto, via che aveva un fondo stradale che si trasformava in un mare di fango alle prime piogge.
Il fascismo individuò questa zona per mandarvi gli operai cacciati dal centro a seguito dello sventramento della via Cairoli, via Reale ecc. La prima pietra posta dall’Istituto Case Popolari in via Filzi, di fronte alla Richard Ginori, risale al 1930. Il blocco, composto di dieci scale per accogliere 110 famiglie, fu completato nel 1932.
Nella attuale piazzetta Fratelli Bandiera nacque un secondo blocco poi, di fianco, anche la scuola elementare (piano terra e primo piano) che fu intitolata a Oreste Campana (1845-1916), primo direttore generale delle
scuole elementari di Livorno.
L’inaugurazione del nuovo quartiere, chiamato Filzi, avvenne domenica 6 agosto 1933, ma leggiamo il cronista de Il Tirreno: “…Livorno moderna che ha già inesorabilmente abbattuto il vecchiume, risanando quartieri popolarissimi, continua con alacre attività la santa opera elevando nuovi edifici, dando vita rigogliosa ad igienici quartieri… Ogni finestra delle centinaia di quartieri già abitati ha il suo addobbo particolare… Poco dopo le 17,30 ecco l’auto che trasporta il Ministro Ciano, il quale è in compagnia di S.E. il Prefetto Gr. Uff. Giovara e del Segretario Federale Gr. Uff. Cempini-Meazzuoli” .
“Laggiù ma’mai” dicevano i primi arrivati nel quartiere Filzi, per sottolineare la distanza dal centro cittadino da dove provenivano. Il nome Shanghai, la città della Cina, parve appropriato per indicare una località molto lontana.
Un bar, quello del Negus, tra via Filzi e via Paretti, e due vinai allietavano gli sciangaini, mentre il quartiere cresceva. Cresceva male, perché nelle soluzioni più grandi gli alloggi erano di tre vani e si entrava subito in cucina. Inoltre l’uso del muro di spina centrale impediva il doppio affaccio nell’appartamento e ciò determinava scarsa areazione.
Poi arrivarono le bombe che colpirono il primo edificio costruito, quello di via Filzi, proprio all’angolo con via Pini, la scuola Campana, l’edificio in via Fratelli Bandiera e molto altro. Una lettera arrivata a Il Tirreno diceva: “…tu sai cos’è Sciangai, il rifugio di operai senza tetto, rientrati dopo tanta sofferenza alla loro Livorno dalle occasionali residenze di sfollamento. Ora Sciangai non è solo inabitabile, ma costituisce una seria minaccia alla salute pubblica a causa delle disperate condizioni delle fognature di scarico dei pozzi neri, perché il materiale di rifiuto non avendo via libera si riversa all’esterno, allagando i cortili, le strade di accesso e i piani terreni delle case”.


Pian piano la vita cominciò a riprendere sotto il comune democratico a guida PCI, PSI, DC, PRI, PSDI, PLI. Le lezioni alle Campana si svolsero a lungo in capanne di legno e nel ‘48 si cominciò a ricostruire la scuola che fu, poi, dotata di un secondo piano, inaugurato il 21 ottobre 1962.
Intanto il quartiere era diventato il più ‘rosso’ della città. Da quella sezione del PCI passarono segretari che stabilirono un rapporto solidissimo con la gente, da Luigi Norfini a Otello Chelli, a Sergio Barsotti fino a Vincenzo Magrini che non volle mai essere segretario, ma fu l’anima della sezione. Massiccia, allora, anche la presenza di socialisti.
A quei tempi le sezioni dei partiti erano molto frequentate, soprattutto a Shangai, e la gente si sentiva partecipe delle decisioni. Fra le mura delle sezioni i compagni vivevano l’illusione di poter raggiungere il “pari”, l’uguaglianza, perché c’erano discorsi di grandi progetti che sembravano realizzabili.
Oggi, invece, anche
la sezione del PD ha abbassato la saracinesca, non c’è più il buon Vinicio Chiocchi ad alzarla, inoltre della Casa del Popolo esiste solo il nome, quindi la gente prova un senso di impotenza. E’ certo, comunque, che oggi è molto meno forte la presenza della sinistra nel quartiere, e i partiti della destra, tipo la Lega, hanno un qualche seguito.
Nei primi anni cinquanta chi scendeva dal filobus, alla fermata davanti alla Richard Ginori, si imbatteva in una edicola di giornali, in muratura, il cui titolare era Virgilio, Virgilio Vironetti. Lo conoscevano tutti. Nella piazzetta, invece, con il nuovo edificio costruito all’inizio degli anni cinquanta, trovavi il negozio di generi alimentari di Varsavia, il negozio di tessuti di Elia Campioni, la pasticceria di Bani Piero e la moglie Mara che allietavano tutti i bimbi del quartiere e non solo, e un po’ più tardi la nuova sede del giornalaio Virgilio (oggi del figlio Sandro, per tutti Sandrino) quindi una farmacia (il dr. Picchioni subentrò nel 1964), il cui arrivo, alla fine degli anni cinquanta, evitò agli sciangaini di dover andare in piazza S. Marco ad acquistare le medicine.
In quegli anni cinquanta e sessanta si costruì oltre che in via Fratelli Bandiera anche in via Giolitti, via Wan Bergher, via Turati, via Speri ecc..
Tra le figure tipiche del quartiere c’è da annoverare quella di don Teodoro Biondi, nato a Pieve Pelago, e giunto a Shangai nel ’57. I primi tempi non furono facili, ci furono scontri duri con la sezione del PCI, poi prevalse il buonsenso e l’intelligenza. “C’erano tanta miseria e degrado – ricordò a suo tempo don Biondi – in alcuni blocchi, come per esempio quello delle “segnorine”, viveva letteralmente accatastata gente che proveniva da ogni parte d’Italia. Era il blocco delle puttane. Venivano su e giù i neri con i camion….” . Giusto per chiamare le cose con il loro nome.
Don Biondi aprì una mensa per i più bisognosi (la leggendaria suor Candida), un doposcuola, una scuola di canto, un gruppo sportivo ecc.
I rapporti con i comunisti, nel tempo, divennero addirittura cordiali anche se ufficialmente non si doveva sapere, però è noto che Paolo Campioni, segretario PCI della sezione territoriale, e altri compagni andavano a giocare a carte in canonica, la sera, con don Biondi e facevano pure le ore piccole. Una sorta di don Camillo e Peppone in salsa sciangaina.
Un’altra figura da ricordare è Tina Andrei, nome d’arte di Albertina Taccini Andreini. Dopo la morte dei nostri Beppe Orlandi e Gino Lena, il teatro vernacolare è passato nelle sue mani, a lei che ci ha lasciato da poco. Non era nata a Shangay ma vi approdò nel 1950. Cominciò con il canto, poi Gino Lena stabilì con lei un sodalizio importante nel mondo del teatro vernacolare. Gli sciangaini hanno pianto lacrime sincere quando se n’è andata.
Anche la famosa “chiccaia”, la cara Elsa,
se ne è andata da poco dopo aver deliziato generazioni di ragazzi e ragazze con i chicchi. Teneva un casotto, in legno, esterno alla struttura, all’uscita in via Paretti. Il casermone, da tutti chiamato “il blocco della chiccaia”, è destinato a scomparire, al momento è transennato in attesa della demolizione.
Per numerosi anni qui, dall’altra parte in via Poerio, ha abitato (dal 1978 al 2017) nientepopodimenoché Michele Borghetti, pluri-campione del mondo di dama inglese. Purtroppo è saltato, per colpa del covid, l’incontro di Michele con la cittadinanza previsto nell’aprile scorso in Corea (sala Ognissanti). Ma non demordiamo, l’incontro si farà quanto prima grazie all’associazione culturale Nonno-point. Per me, che faccio parte di tale associazione, sarà un onore presentare Michele.

Poco più in là, segno dei tempi che cambiano, in via dell’Antimonio campeggia la Conad da numerosi anni; è ampia come struttura e ben fornita, ragion per cui vengono anche da altri quartieri.
Alle spalle, sull’Aurelia, la vecchia stazioncina del trenino che portava a Tirrenia. Dall’altro lato della Conad le suore di S. Giuseppe, poi torta e pizza da Ugo, quindi il villaggio scolastico con la nuova scuola elementare “O. Campana”, la scuola media Fermi, l’asilo e la biblioteca.
Poco oltre, in via Wan Bergher abbiamo, tra gli altri, il negozio di alimentari Cascone Cristiana che fa consegne a domicilio (non sono i soli), servizio molto utile in un quartiere sempre più abitato da persone anziane, con problemi di deambulazione.
Nella piazzetta Fratelli Bandiera ha tirato i primi calci al pallone Cristiano Lucarelli. Quante pallonate contro quelle saracinesche! Ha imparato qui a buggerare i portieri. In piazzetta, accanto agli inossidabili Sandrino, il giornalaio (in simbiosi con il boxer Ettore e la canina Zara), e la farmacia Picchioni, convivono la pescheria da Mauro (qui vengono da tutta Livorno per il “suo” pesce fresco), la cartoleria Rigenera, una latteria-caffetteria, una pizzeria, il negozio di verdura di Cinzia Niccolini, la panetteria Ferrara e di fronte il panificio-pasticceria da Picci.
All’angolo via Poerio-via Bixio un bar sempre pieno di avventori e più avanti un parrucchiere per uomo e donna (Luigi Tomati) e un altro panificio la “Fonte del Pane”.
In piazzetta, vero cuore pulsante di Shangai, è sempre un continuo vociare, dalla mattina alla sera e, ahimè, anche la notte. Al mattino, in primavera e estate è stracolma di gente, non bastano i posti a sedere delle panchine, molti si portano la sedia per stare a ve-
glia, d’altro canto stare all’ombra degli alberi è piacevole. Le massaie e qualche pensionato, per via del covid, fanno la fila all’esterno dei negozi (“Chi è l’ultimo?” è la domanda ricorrente), mentre un discreto numero di anziani staziona, su sedie più o meno comode, davanti alla latteria/caffetteria fin dal mattino presto, perché, si sa, che gli anziani dormono poco. Parlano a voce alta, qualche volta litigano, c’è anche un aspirante cantante che di tanto in tanto accenna alcune note di canzoni o romanze. Anche i cani parlano tra di loro, si rispondono in lontananza dalle villette di via Filzi.
Nel pomeriggio ci sono ragazzini, spiagge permettendo, con genitori e nonni, o da soli, che corrono, giocano, saltano e si divertono a suonare i campanelli ai condomini. Il circolo ARCI ha organizzato, di recente, presso la Casa del Popolo, un laboratorio per bambini, ogni giovedì. Bene, si sentiva il bisogno.
La sera e la notte, ahimè, in piazzetta, ci sono ragazzi grandicelli e adulti che rompono gli zibidei. C’è anche qualche brutto ceffo, come ci sono in altre zone della città. La droga? Livorno si dice che occupi le prime posizioni in Italia per il traffico di droga. Qualcosa c’è anche in piazzetta, la notte. Recentemente c’è stato anche uno sparo a una saracinesca, ma al momento di andare alle stampe pare si tratti di un balordo. Niente a che fare con la droga o il razzismo.
Qui, una volta (anni cinquanta-sessanta) c’era un commissariato di polizia che svolse un ruolo deterrente molto importante. Nello stesso edificio c’è, attualmente, un punto di ascolto polizia municipale, ma la gente non è soddisfatta. E’ necessaria una presenza abituale, e ripeto abituale, delle forze dell’ordine. Una presenza alternata di vigili urbani e polizia-carabinieri, la struttura per accoglierli c’è.
Altro problema è che va a rilento l’opera di demolizione dei vecchi casermoni, con quei terribili cortili aventi il manto sterrato, o comunque dissestato, che con la presenza attuale dei contenitori per la raccolta dei rifiuti in numero consistente perché in rapporto con il numero dei condomini, rende gli ambienti antigienici. Poi ci sono anche i soliti “genii” che abbandonano pure i rifiuti ingombranti nei cortili. Bisogna andare più spediti nel demolire quei casermoni e puntare alla riqualificazione architettonica e urbanistica.
Si devono poi creare spazi di aggregazione soprattutto per i giovani nell’età compresa tra i 15 e i 30 anni. Si tratta di giovani che non vanno più a scuola (l’abbandono scolastico è alto) né hanno un lavoro, perciò trascorrono le serate e parte delle nottate in piazzetta. No, non è un quartiere da evitare, perché, sia chiaro, la stragrande maggioranza delle persone è per bene e questo è lo zoccolo duro, quello che non molla, che ben fa la mattina e il pomeriggio ad appropriarsi della piazza con la propria presenza. Ma la politica dei flussi sociali deve ricevere più attenzione in futuro da parte degli organi preposti. Mi riferisco ai cosiddetti “casi socialmente rilevanti” (ex-tossicodipendenti, ex carcerati) che non possono essere concentrati solo nei quartieri nord. Ok? E ai giovani va dato lavoro. Sì, perché senza lilleri non si lallera.


