Editrice il Quadrifoglio
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Gino “Falanga” De Martino l’anima del palio Remiero.
Gino De Martino, conosciuto da tutti come “Falanga”, è stato per circa 60 anni l'anima del palio Remiero, prima come vogatore, poi come timoniere. Il 1992 è il suo ultimo anno perché poi si dedicherà totalmente all'allestimento dei campi di gara e alla conduzione della cantina del palio. Gino è stato un grande tecnico del mare, esperto del vento e delle onde, nonché operativo sul campo di gara a bordo di una minuscola barchetta detta la “Paperina”. Abbiamo intervistato per voi Samira de Martino, nipote di Gino Falanga, per farci raccontare aneddoti e curiosità di suo nonno.
Di Annalisa Gemmi

Gino De Martino, conosciuto da tutti come “Falanga”, è stato per circa 60 anni l'anima del palio Remiero, prima come vogatore, poi come timoniere. Il 1992 è il suo ultimo anno perché poi si dedicherà totalmente all'allestimento dei campi di gara e alla conduzione della cantina del palio. Gino è stato un grande tecnico del mare, esperto del vento e delle onde, nonché operativo sul campo di gara a bordo di una minuscola barchetta detta la “Paperina”. Abbiamo intervistato per voi Samira de Martino, nipote di Gino Falanga, per farci raccontare aneddoti e curiosità di suo nonno.
Samira, sappiamo che Gino è stato portuale per vent’anni, con la passione per la pesca e venditore di pesce nostrano, ma soprattutto vogatore, timoniere e grande conoscitore del mare. Se tu dovessi descrivere tuo nonno con un aggettivo quale utilizzeresti? E quale particolare della sua storia narreresti per descrivere il suo mondo?
Esiste solo una parola per descrivere mio nonno: umile. Mio nonno era un uomo puro, senza pretese, che non ha mai sentito il bisogno o la necessità di essere acclamato. Era un uomo che sapeva accontentarsi delle piccole cose e di quelle si accontentava perché aveva capito che erano grandi: il mare, la famiglia e lo sport, i tre pilastri vitali che lo hanno sempre reso felice, nonostante le difficoltà della vita. Quale particolare narrerei per descrivere il mondo di mio nonno? Ce ne sarebbero decine e decine da raccontare ma la storia che lui amava sempre raccontare a tutti era quella che era nato in mare e che lui stesso era una “creatura” di mare.
Com’è nata la passione di tuo nonno verso il palio Remiero?
La passione di nonno è nata dal bisogno di vivere il mare come impegno, svago e spensieratezza. Mio nonno era anche un amante di Livorno e quindi per lui non c’era di meglio che vivere la sua passione nel mare che circondava la sua amata città.
Immaginiamo che da piccola tu seguissi con devozione la passione di tuo nonno, che ricordi hai? Ce n’è uno in particolare che vorresti raccontarci?
Nonno in realtà ha smesso di vogare quando io ero ancora molto piccola e quindi i miei ricordi sono legati al tempo in cui nonno si occupava del percorso di gara. Ricordo che durante il periodo delle gare trascorrevamo, insieme alla mia famiglia, molto tempo in cantina; sono stati momenti indimenticabili, di unione e spensieratezza.
Cosa rappresentava per tuo nonno il mare?
Per mio nonno il mare rappresentava la sua stessa vita, basti dire che nonno ha iniziato a pescare all’età di soli tre anni. Penso che si potessero quantificare le ore passate in mare rispetto alle ore passate a terra, lui ne avrebbe passate sicuramente più in mare! Per nonno il mare era la vita, che a sua volta rappresentava il lavoro, lo sport, la passione ma anche un momento di fuga. Fino all’ultimo dei suoi giorni mio nonno voleva prendere la sua barca e andare a pescare da solo. Il mare per mio nonno era come un bisogno fisiologico, conosceva le maree, i venti, le costellazioni, senza dir poi quanti tipi di pesce conoscesse, tantissimi. Insomma, mio nonno era una vera e propria enciclopedia del mare.








