Il ‘Vespucci’ bombardato e ricostruito.

14 Feb 2024 | Autore: Luciano Canessa, EDIFICI STORICI, IN EVIDENZA, IN PRIMO PIANO

Su queste colonne si è parlato spesso dei disastri causati dalle bombe su Livorno nell’ultima guerra. Resta da aggiungere che anche le scuole, di cui si parla sempre poco, vennero bombardate. Il Vespucci1, colpito come si può vedere dalla foto sul lato dell’aula magna verso la Sinagoga, nel maggio 1943 dovette abbandonare la sede di via Chiarini per trasferirsi a villa Maria di Montenero, quindi “Le Quattro Palle”, villa Bicchierai e perfino una sede staccata a Bibbona. Tempi duri, ma pieni di vitalità, basti pensare che due giorni dopo le bombe del 28 maggio si tennero gli esami a Montenero.

Nell’anno scolastico 1945/46 l’Istituto contava 221 iscritti che salirono a 235 l’anno successivo e a 283 nel 47/48, ma la sede di via Chiarini era ancora in fase di ricostruzione nel ’47 cosicché, al rientro dallo sfollamento, il Vespucci andò a occupare una palazzetta di via Bonaini. Dal 1941 era preside Baldo Baldi che era stato anche alunno e docente della scuola, dando corpo a un legame che durò tutta la vita. Fu lui che con lettera del marzo ‘47 pose l’assoluta necessità di rientrare nella sede di via Chiarini, almeno all’inizio del successivo anno scolastico. Intanto salivano le iscrizioni perché nuovi ceti sociali chiedevano di studiare. La sede di via Chiarini e le succursali, sparse in qua e in là, non erano più sufficienti. Fra tutte le scuole superiori il Vespucci aveva il più alto numero di iscrizioni, superiore anche all’ITI. Si consideri inoltre che non era disponibile l’aula magna, né la biblioteca, si faceva lezione in uno spogliatoio, in un corridoio, nell’ufficio presidenza. In presenza di un corso per ragionieri, nato nel 1869/70, accanto a un indirizzo per geometri, nato nel 1937/38, non funzionava alcuna aula speciale.

Che preparazione si poteva fornire in tali condizioni?

Perciò il preside Baldi con lettera del 26.11.1953 chiese alla Provincia di Livorno, proprietaria dell’immobile, di ampliare la sede e su sua idea, il prof. Augusto Zoleo, docente della scuola nel corso geometri, realizzò un disegno, completato nel 1954, che prevedeva la costruzione in senso longitudinale di due corpi laterali, in modo che l’edificio si allineasse con la via Volta e la via Diaz. Si prefiguravano dieci nuovi locali, ben areati, e dal lato di piazza Vigo, piano terra, sarebbe sorta una palestra di metri 18,26 x 12,5 con sufficiente altezza per le esercitazioni con le pertiche ecc.

L’aula magna era pensata nel nuovo corpo laterale, al primo piano, in direzione della Sinagoga. Da mettere in evidenza che il prof. Zoleo colse l’occasione per illustrare il suo progetto agli alunni di quarta e quinta geometri che collaborarono nella stesura dei disegni.

La planimetria di ampliamento fu approvata dalla Provincia, ma non incontrò il favore del Provveditore alle Opere Pubbliche della Toscana, in quanto il piano regolatore non prevedeva l’occupazione dell’area comunale adiacente alla scuola.

Il terzo piano

L’ingegnere capo della Provincia Giorgio Bacherini, come nuova risoluzione, consigliò la sopraelevazione del fabbricato proponendo all’amministrazione di dare incarico del progetto all’ingegnere livornese Gino Cipriani, residente a Roma, il quale aveva già disegnato l’edificio del Vespucci alla fine degli anni venti insieme all’architetto Giuseppe Machin. Il Cipriani accettò

con gratitudine di pianificare la sopraelevazione e la Provincia di Livorno gli conferì l’incarico con delibera del giorno 8 agosto 1956.

Il progetto, realizzato con la collaborazione dell’architetto Piero Barucci, prevedeva al terzo piano dieci aule normali oltre a due aule per il disegno, una saletta insegnanti e due gabinetti di costruzioni e topografia. Non era prevista la palestra.

I lavori furono affidati dalla Provincia alla ditta Libero Trusendi di Livorno e iniziarono nell’agosto 1958, ma si protrassero oltre i duecento giorni fissati nel contratto con conseguenti lamentele, anche scritte, del Baldi. Solo con l’anno scolastico 1960/61 l’Istituto Vespucci potè disporre del terzo piano, ma non è vero, come spesso si dice, che fu occupato interamente dal corso geometri.

Il preside Baldi non avrebbe mai realizzato un’idea del genere, così discriminante. Al terzo piano trovarono collocazione, oltre ad alcune classi e aule speciali del corso geometri, anche quelle dell’indirizzo ragionieri.

In quanto a Baldo Baldi, tanto nomini, la sua presidenza si protrasse fino a tutto l’a.s. 1966/67 facendo registrare la più duratura dirigenza del “Vespucci”, 26 anni, avvicinata solo da Piero Donnini, in carica dal 1872/73 al 5 marzo 1897, cioè 25 anni.

Il Baldi era un capo di istituto di altri tempi, non volendo dire con questo che i presidi di allora erano più capaci di quelli odierni, no, intendo dire che erano più autoritari perché al tempo si richiedeva quel tipo di atteggiamento sia nei confronti dei docenti che degli alunni. Allo stesso modo si comportavano, con varianti legate al diverso carattere, i presidi Alberto Razzauti al Liceo Classico, Domenico Spanò al Nautico “Cappellini”, Giorgio Gristina all ITI “Galilei”, Achille Radaelli e Angelo Burlacchini al Liceo Scientifico “Enriques”, che superarono, sia pure con varie difficoltà, la durissima contestazione studentesca del ’68.

Comunque anche il Baldi dovette digerire uno sciopero, uno dei primissimi, posto in essere dagli studenti perché in una succursale crollavano intonaci e altro.

“…primi vagiti di un ’68 ancora lungo da venire e troppo breve da dimenticare”

(Antonello Venditti)

Sul Baldi, che andò in pensione prima della dura contestazione, si scrissero tante cose, anche non vere. Però è verità che solo lui poteva fumare a scuola, gli altri, tutti gli altri no. Né gli studenti, né i professori o il personale ausiliario. Quando entrava in classe per controllare le spiegazioni dei docenti (cui doveva dare un giudizio alla fine dell’anno scolastico) e il livello di preparazione degli studenti, era solito accendersi una sigaretta americana e buttarti addosso il fumo di un tabacco sopraffino, che ti inebriava.

“T’insegna a controllatti. La scòla, bimbo, è tutta edu’azione”

Lo scriveva uno spiritoso studente di quinta ragioneria in un giornaletto scolastico del “Vespucci” nel 1962.

E ora un episodio realmente accaduto. Un insegnante supplente temporaneo di diritto-economia, forse non informato della imposizione tassativa, faceva la sua brava lezione in classe fumando, quando entrò, per le consuete verifiche didattiche, il Baldi che avvicinatosi gli disse a bassa voce di uscire, precedendolo. La scolaresca, con gli occhi sgranati, cercava di capire cosa succedeva. Dopo qualche attimo l’insegnante di diritto rientrò in classe, ancora preceduto dal preside, senza la sigaretta. Forse per non umiliare il supplente e renderlo ridicolo agli occhi degli allievi, quella volta il Baldi non accese la sua “americana”.

Le lezioni, sotto la presidenza Baldi, iniziavano alle ore 8,15 in punto. Alle 8 e 15 il bidello chiudeva il portone d’ingresso, secondo le disposizioni del superiore gerachico. I ritardatari dovevano suonare il campanello per entrare e si prendevano il primo rimbrotto dal bidello scocciato di quel lavoro – apri e chiudi – poi dovevano far la fila in presidenza e spiegare al Baldi

i motivi del ritardo. Erano vere e proprie forche caudine, perché il Baldi aveva ottima fisionomia e ricordava bene i recidivi. E quando lui urlava metteva paura, garantito, e la pazienza poteva scappargli anche tre volte ogni mattina.

I ritardatari, superato il portone d’ingresso, confidavano che il preside fosse impegnato a Piombino, per impiantare l’Istituto Commerciale, o, più tardi, a Grosseto per dirigere quell’Istituto Tecnico. Furono pochi gli alunni che entrando, timorosi, in presidenza per giustificarsi si accorsero della presenza di una foto, quella del figlio del preside, Franco, caduto in combattimento, foto sempre accompagnata da fiori freschi. Motivato anche da questo profondo dolore il Baldi, poco prima di andare in pensione e precisamente il 29 giugno ’67, volle scoprire una lapide nel pianerottolo tra il primo e secondo piano; un fregio in bronzo, firmato Italo Bolano, a ricordo degli alunni del Vespucci caduti in combattimento dal 1935 al 1945, proprio di fronte all’altra lapide degli alunni caduti nella prima guerra mondiale.

Il ‘ 68, creativo ma confuso, con la voglia di rovesciare il mondo come un calzino, cambiò tante cose, molte in meglio come certi rapporti interpersonali, altre no. Mio nipote, che frequenta la terza superiore in una scuola di Viareggio, mi invia spesso messaggi tramite whatsApp durante le ore di lezione del mattino per informarmi dei voti presi e altro, cioè porta con sé, in classe, il cellulare e … lo usa pure. Con tutto il rispetto per la libertà di insegnamento dei docenti, sento di dover dissentire. Per quel che può valere il mio parere beninteso, perché non sono insegnante, ma vorrei che i miei nipoti al termine degli studi conoscessero benissimo (non bene, benissimo) l’italiano, la storia, le lingue straniere e le materie professionali. Tutto ciò si può ottenere solo con studi continui, seri, senza disattenzioni in classe o perdite di tempo. Capisco le molte difficoltà che incontrano i docenti delle scuole medie e superiori con giovani che fanno ormai tutto ciò che vogliono in casa perché parecchi genitori hanno rinunciato a educare i figli preferendo, per quieto vivere, essere loro “amici” o, peggio, perché si disinteressano. La scuola deve opporsi a questo modo di intendere di tanti genitori e io sto dalla parte dei professori e dei presidi che lo fanno.

E delle interrogazioni programmate ne vogliamo parlare?

Sì, è piuttosto diffuso il fenomeno secondo cui gli studenti sanno quando verranno interrogati. “Tu Lorenzo sarai interrogato in italiano il 12 novembre, tu Giulia il 14 novembre”. Mah! In contrapposizione mi torna alla mente una interrogazione in storia di un mio compagno di banco che prese anche un buon voto, ma nella lezione successiva fu di nuovo interrogato in storia e, siccome non aveva studiato le quattro pagine assegnate per quel giorno, prese un brutto voto che andò a fare “media” in pagella.

Con le due critiche sollevate non intendo dire che oggidì il livello di istruzione nelle scuole medie e superiori è inferiore a quello del passato, non ho le conoscenze, né le competenze per potere affermare ciò, però devo prendere atto che le tesi di laurea nelle Università sono piene di errori di grammatica e sintassi. è una denuncia fatta da decine e decine di docenti universitari. Ripeto docenti universitari, non amanti della bocciofila. La molto circostanziata denuncia è stata raccolta dal Ministero della Pubblica Istruzione con opportuni provvedimenti?

  1. Oggi la denominazione della scuola è “Istituto di Istruzione Superiore Vespucci-Colombo” dopo l’accorpamento dell’Istituto Tecnico Commerciale ‘A. Vespucci’ con l’Istituto Professionale per il Commercio ‘C. Colombo’; è in atto nelle scuole tecniche una sorta di “nobilitazione” delle stesse con la elevazione di alcuni corsi di studi al piano liceale.