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Marco Grassi: “Sono un ricercatore di anime e di emozioni”

Ho conosciuto Marco Grassi in occasione del recente evento “Arte di Mare” e sono rimasta subito colpita per la sua bella forte e diretta personalità.

di Annalisa Gemmi

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Ho conosciuto Marco Grassi in occasione del recente evento “Arte di Mare” e sono rimasta subito colpita per la sua bella forte e diretta personalità.

Si tratta di fotografo professionista livornese che ogni giorno racconta attraverso i suoi scatti scene di vita quotidiana a testimonianza di una realtà nascosta che ci circonda e che spesso passa inosservata.

Chiedo a Marco di raccontarmi del suo rapporto con  Livorno, come lo affronta e come si rapporta a ciò che giornalmente vive e che quotidianamente fotografa.

Il suo rapporto - mi ha detto - è controverso, fatto di un grande amore ma allo stesso tempo di enorme dispiacere, quasi vicino al dolore per ciò che potrebbe davvero essere Livorno ma che invece non è.

Il suo bisogno di scattare le foto nasce proprio da questa voglia di voler testimoniare le tante persone che incontra per strada, persone segnate dal dolore, dallo sconcerto, persone che ogni giorno vivono ai confini di una realtà che spesso si trova in contrasto, quasi fuori luogo con il mondo circostante.

Mi confida che non è assolutamente un artista da tramonti, ma bensì un esploratore dell’anima umana: questa scelta nasce dalla personale predisposizione di schierarsi senza dubbi e incertezze dalla parte del più debole, di chi alla fine non chiede neanche più aiuto.

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L’obiettivo di Marco è quello di portare in visione al suo pubblico una realtà che a volte forse troppo spesso viene dimenticata: il dolore è una fotografia in bianco e nero poiché riesce a dare un impatto visivo ancora più forte, potente. Recentemente ha sperimentato anche

     il colore, risaltando e mettendo in evidenza ciò che i paesaggi livornesi offrono, esperimenti che fanno emergere le concrete tonalità della nostra città.

I suoi scatti possono talvolta sembrare dei veri e propri pugni nello stomaco - come gli fece notare un artista - scatti potenti, a volte “freddi” ma necessari per far capire la vera realtà. E’ proprio in questo “spazio temporale” che l’autore si sente rappresentato, non potrebbe essere altrimenti quando si segue il proprio istinto.

L’obiettivo di Marco è quello di trasmettere al suo pubblico le emozioni e i sentimenti della persona fotografata. Tutto questo non è facile, ma vi assicuro che lui ci riesce benissimo, sa quasi tirare dentro l’interlocutore, scuoterlo da una comoda realtà e catapultarlo negli abissi più sconosciuti, dando vita ad un mix di emozioni forti e potenti che difficilmente si riescono a dimenticare.

Concludo la chiacchierata con due frasi narrate: “sono Marco, sono un cercatore di anime e di emozioni… forti, reali, dimenticate, scomode”.

Potete seguire Marco sia su Instagram: “marcograssi” che su Facebook: “Marco Grassi”.

di Annalisa Gemmi

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