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“Mela”, una vita sempre con il sorriso

Sembra l’uomo più felice del mondo.  Sempre sorridente, pronto alla battuta, barzellettiere incallito che ne tira fuori una dietro l’altra,  scherza su tutto, anche sul  Coronavirus 

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Sembra l’uomo più felice del mondo.  Sempre sorridente, pronto alla battuta, barzellettiere incallito che ne tira fuori una dietro l’altra,  scherza su tutto, anche sul  Coronavirus - “mi ‘mporta ‘na sega” , sono le sue parole - insomma un bel personaggio, solare, simpatico, di quelli che di certo ti fanno passare il nervoso o malumore, che in compagnia catalizza tutta l’attenzione su se stesso. Uno che affronta la vita senza porsi troppi problemi.

Faccia tonda con le gote rosse, se non fosse per un particolare, sembrerebbe anche il ritratto della salute. Eppure ne avrebbe di motivi per essere incazzato nero, per mandare a quel paese tutti quanti, santi compresi. Vivere senza gambe è tra le disgrazie più brutte che possa capitare ad una persona. Significa essere immobile, dipendere dagli altri, significa stare seduto a letto o su una sedia per tutto il giorno, tutti i giorni dell’anno, per anni e anni, fino allo sfinimento, allo sconforto più assoluto.

Ma non è certo il caso Roberto Bendinelli, per tutti “Mela”, personaggio popolare, conosciutissimo nella zona tra piazza Roma e piazza Mazzini, ma anche da tutta Livorno.

Altro che rinchiuso in casa! Lo vedi sempre a giro, indaffarato, che “sgattaiola” in mezzo al traffico, che non si lascia mancare niente dalla mattina alla sera. Col suo scooter elettrico per disabili, di colore rosso, che si avvicina però all’amaranto, con tanto di adesivo “Pisa merda”, si sposta regolarmente in modo sicuro e disinvolto, talvolta un po’ azzardato sfruttando la sua disabilità. Generalmente ‘bazzica’ il Bar Sirena (in angolo tra corso e piazza Mazzini) dove c’è una bella ghenga di amici con i quali giocare a carte, fare battute e risate su ogni sorta di argomento (donne in testa).  

A proposito di battute è stato protagonista anche su Rai 5 lo scorso anno quando realizzarono un bel documentario sulla città, “Il porto di Livorno”,  facente parte dei reportage sulle bellezze italiane targati “Di là dal fiume e tra gli alberi”, il programma culturale di Marco Melega e Vittorio Rizzo, un invito ad andare al di là delle apparenze, per scovare il nascosto di un territorio, la sua anima, quella dei suoi abitanti, le sue diversità a dispetto della globalizzazione o della banalizzazione dei social. E un personaggio migliore non lo potevano trovare, tanto più che al suo fianco c’erano Paolo Vivaldi, portuale, e Sergio Lenzi detto Manolesta, per via della mano destra artificiale, pronta a sfilarsela e a scaraventarla, quando è il caso, contro l’avversario (scena ripetuta durante la ripresa  Rai).

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Un terzetto di livornesi veraci che hanno frastornato (e rimbicillito dai discorsi), il compiaciuto intervistatore (che voleva “assaporare un purissimo distillato di livornesità”) a suon di battute, senza peli sulla lingua. “A Livorno si parla alla rovescia: quando hai una ragazza accanto si dice “E sei senza fia!”; “Poi le donne dicono immei: non potevano dire che palle, che cazzo, perché loro c’hanno l’imene e quindi dicevano immeiii!”.

“Mela” e “Manolesta”, in particolare, sono un fiume in piena davanti alla telecamera e più che rispondere alle domande sono loro a rivolgersi all’intervistatore: “Sai qual’è il pesce più veloce? Nooo? Te lo di’o io: il polpo. E’ sempre in ....polposicion”; “Ah, ora c’hanno chiamato a lavora’ a bordo della nave: io faccio il mozzo e lui il mezzo marinaio” e giù risate.

Roberto Bendinelli lo incontriamo in piazza Mazzini e ci racconta, a modo suo, un po’ della sua vita. Classe 1954, lo hanno chiamato “Mela” fin dalle elementari, che ha fatto alle Enrico Fermi, a Shangay. Il perché ce lo spiega subito:“Avevo la faccia tonda e le gote sempre rosse”.

“Sono passato in 3ª media, perché imbiancavano la 2ª” continua a dire con i suoi occhietti vispi e la faccia ridanciana. Nel frattempo sopraggiungono due sue amiche, le signore Paola e Franca, che, appena sanno della presenza del giornalista, ci ammoniscono: “Mi raccomando, trattatelo a modino. E’ un personaggio solare, una brava persona, che ogni giorno ci fa trascorrere  molte ore liete sulla “nostra” panchina (sempre la stessa, quella vicina all’obelisco di piazza Mazzini, ndr) con i suoi racconti e le sue barzellette”.

Bendinelli è stato un buon calciatore, centrocampista, e si è tolto anche la soddisfazione di indossare la maglia amaranto del Livorno, nel settore giovanile. Il servizio militare e il posto fisso all’Aamps lo hanno allontanato dall’idea di provare a “sfondare” nel calcio, anche se poi ha continuato a giocare per diversi anni nella Prima Categoria, nelle file del Castiglioncello, Rosignano e Bientina, per passione e per arrontondare un po’ il salario.

All’Aamps faceva lo spazzino, oggi si direbbe operatore ecologico, ma era anche a bordo dei camion per la raccolta dei rifiuti.

Nel frattempo si è sposato con l’amata Eva e ha messo su famiglia con la nascita di Denis, oggi 24enne, diplomato in Elettronica all’Iti e attualmente tecnico di una ditta che si occupa di slot machine.

La vita per Roberto procedeva insomma nel migliore dei modi quando si è fatta viva quella brutta “bestiaccia”. Parliamo di diabete, una malattia congenita di famiglia, che ha colpito anche i fratelli Gino (morto nel 2002 a 66 anni proprio per questo male) e Luciano. La sorella Luciana, “una bimba di 80 anni”, fortunatamente, ne è rimasta fuori.

Nel 2011 a Roberto hanno tagliato la prima gamba, la sinistra, poi, tre anni dopo, anche la destra.

“Ma la vita, fondamentalmente, non mi è cambiata”, ammette con lucida semplicità. “Certo, mia moglie mi dà una grossa mano, sia in casa che quando devo entrare nel montacarichi con il mio scooter al Grattacielo, dove abito, ma per il resto faccio tutto quello che voglio”.

“Nella bella stagione - prosegue “Mela”, senza mai perdere il suo innato umorismo - vado anche al mare a mettere ...i piedi nell’acqua. E se faccio il bagno indosso le pinne!”. E giù una risata.

Ma la risata più fragorosa avviene poco dopo quando durante la nostra chiacchierata si presenta un “vucumprà”. Roberto gli ordina subito un paio di calzini e il nigeriano si china e inizia a rufolare e buttare fuori dal suo borsone tutti gli articoli non interessati. Quando trova i calzini, alza lo sguardo, vede le gambe dei pantaloni penzoloni e, capita l’antifonna, scoppiamo tutti in una grande risata.

Ecco questo è Roberto Bendinelli, anzi Robe Mela, come indica il suo profilo Facebook, uno che con il suo carattere ha dato una grossa spallata, alle disavventure della vita.

Lo saluto con una pacca sulla spalla e, ingenuamente, senza alcuna malizia, gli dico “Auguri e in gamba!”. Mi fulmina,  ma sempre in modo ridanciano controbatte: “Deh, ma mi vuoi prendere per il culo!”.

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