Editrice il Quadrifoglio
Livorno nonstop
Mensile di Attualità-Arte e Spettacolo rigorosamente Livornese
Mia Martini
Quando Mia Martini fece i gargarismi in via Puccini 34

In questo primo numero dell’anno 2020 volevo condividere con voi un ricordo di quando ero bambina, ironico amarcord legato ad un’artista che ho amato e più volte scimmiottato in tenera età e che ancora oggi suscita in me struggenti emozioni.
L’anno era forse il 1972, quello in cui uscì nelle sale cinematografiche il film che diede notorietà a Bernardo Bertolucci, quell’ Ultimo tango che tanto fece salivare i miei cugini allora già maggiorenni; oppure il 1973, l’anno di Papillon, tratto dall’autobiografia di certo Henri Charrière che aveva una farfalla tatuata sul petto e riuscì a fuggire dalla colonia penale francese della Guyana.
E anche se la memoria al momento non mi aiuta, sono certa che ciò che sto per raccontarvi accadde sicuramente nella prima metà degli anni Settanta perché non potevo avere più di dieci anni.
Anche allora, come oggi, ogni estate alla Rotonda veniva organizzata la Festa dell’Unità che era, all’epoca, oltre agli incontri di parte politica, un tripudio di stand gastronomici e i volontari dei vari rioni cittadini si contendevano il primato del cacciucco più buono, della bistecca alla brace più saporita, della zuppa di fagioli più verace. Eventi musicali e dibattiti, inoltre, si succedevano dal tardo pomeriggio fino a notte inoltrata.
Lo zio di una mia carissima amica, tal Walter Fioroni di Arezzo, era l’allora imprenditore di Mia Martini, in quegli anni all’apice del successo, ed aveva organizzato per lei una serata alla Rotonda. In tale occasione chiese alla sorella Annamaria, la madre della mia amica Silvia, appunto, di mettere a disposizione la propria abitazione, sita in via Puccini n° 34, come punto di appoggio affinchè Mimì e la sua band potessero rinfrescarsi e rifocillarsi prima del concerto.
Naturalmente Silvia, fida compagna di scuola e di scorribande pomeridiane in bici per il quartiere, non si fece scrupoli nell’avvisare me e tutti gli altri amici dell’illustre presenza nella sua casa e così decidemmo di ritrovarci sotto il suo balcone dal quale lei, come il Papa durante l’Angelus, si affacciava per informarci sui vari spostamenti e attività pre-canore di Mia.
E tra un “si sta vestendo”, e un “sta facendo i gargarismi” notizie naturalmente urlate a squarciagola e senza il minimo ritegno, i presenti aumentavano richiamati dal tam tam del passaparola nella via.
Ma il momento clou arrivò quando la nostra informatrice si affacciò per metterci al corrente che la Martini si era recata in bagno: Silvia, in modo certamente goloso ma poco elegante, sbraitò un bel “ora Mia Martini è al gabinetto, capace gli scappava….”.
Ma non fece in tempo a finire la frase che sua madre, adirata, la prese per un braccio e la portò dentro mentre noi, delusi, restammo sotto al balcone ad aspettare invano la nostra Giulietta che, naturalmente, non si affacciò più.
Ricordo l’emozione che provai, un’oretta più tardi, nel vederla uscire dal portone con un coloratissimo abito lungo a fiori, come andava di moda in quegli anni e nel chiederle un autografo di cui per anni sono andata fiera e che, sicuramente, da qualche parte conservo ancora.
Nella speranza di esser riuscita a strapparvi un sorriso vi faccio mille auguri per un 2020 spumeggiante e spero non me ne voglia Mimì per l’ironia… Buon anno!!!
