Editrice il Quadrifoglio
Livorno nonstop
Mensile di Attualità-Arte e Spettacolo rigorosamente Livornese
Amedeo Modigliani
la prima retrospettiva che Livorno dedica a questo suo figlio illustre

Nel pomeriggio di oggi a Palazzo Comunale abbiamo firmato un contratto di grande valore ed abbiamo ufficializzato un evento che per Livorno ha una valenza eccezionale. Un'occasione unica ed irripetibile. Amedeo Modigliani torna nella sua Livorno, dove è nato e si è formato artisticamente. Avrebbe voluto farlo
in quel lontano 1920, in cui la vita lo ha lasciato, avrebbe voluto tornare a vivere a Livorno con la sua Jeanne. Lo aveva detto agli amici pittori, a Parigi in molti sapevano. Ma la sorte ha avuto altre mire per lui. A100 anni dalla morte siamo riusciti, con grande coraggio, a far tornare l'anima di Dedo nella sua città. Anima rappresentata dalle sue opere, le più belle, che per quattro mesi troveranno dimora nelle sale del Museo della Città, con un allestimento che sarà usato anche per altre occasioni, come un abito elegante da sfoggiare nelle situazioni più belle. Sono certo che Livorno risponderà con grande partecipazione, recuperando l'identità culturale che l'ha contraddistinta nei secoli scorsi. Vogliamo che intorno a questo evento ne nascano tanti altri. E per questo abbiamo bisogno di tutta la città». Così il sindaco Luca Salvetti, poche settimane fa, annunciava l'inizio del conto alla rovescia per la celebrazione del centenario della scomparsa di Amedeo Modigliani attraverso una mostra che verrà aperta giovedì 7 novembre al Museo della Città, in piazza del Luogo Pio. Si tratta della prima retrospettiva che Livorno dedica a questo suo illustre figlio. Per l'occasione, le sale museali verranno riorganizzate dando vita a un nuovo allestimento che potrà poi essere utilizzato in futuro per altre importanti iniziative. La mostra, intitolata "Modigliani e l avventura di Montparnasse - Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre", è curata dall'Istituto Restellini di Parigi, che gestisce tra le collezioni di Modigliani più prestigiose, costituita

da Jonas Netter che fu il primo sostenitore del pittore. La mostra comprende cento-ventidue opere, fra le quali quattordici dipinti di Modigliani (otto provenienti dalla collezione privata Jonas Netter, quattro di Gérard Netter e due della Numinvest in arrivo da Singapore), cui si aggiungono dodici suoi disegni, provenienti dalla collezione Alexandre, raramente esposti al pubblico.
Per la prima volta quindi sarà possibile ammirarli tutti insieme, un un'unica mostra che offre una panoramica della produzione della cosiddetta École de Paris, dato che sono presenti anche opere importantissime dei numerosi artisti attivi a Parigi all'inizio del XX secolo, fra i quali Mauri-ce Utrillo, Chaim Soutine, Pierre Bonnard, Fernand Léger, André Derain senza dimenticare la compagna di Modigliani, Jeanne Hébuterne. Perché sono così importanti queste due raccolte?
Vale la pena conoscere qualcosa di più dei due collezionisti. Jonas Netter, ebreo alsaziano trapiantato a Parigi, di professione rappresentante per varie ditte, fu subito folgorato dalla bellezza dell'arte, in particolare della pittura, che stimolò in lui la necessità di acquistare le opere che, ovviamente, poteva permettersi. Gli altri grandi collezionisti del tempo erano gli americani Barnes e Rockefeller o i russi Schukin e Morozov ma, a differenza di loro, Netter non era un milionario e le sue entrate erano relativamente ridotte. Scartando i dipinti degli impressionisti. che più gli interessavano ma che erano fuori dalla portata delle sue tasche, rivolse la sua attenzione verso quegli artisti che avrebbero poi dato vita alla famosa École de Paris; entrò in contatto con il poeta e gallerista polacco Léopold Zborowski e fu così che si innamorò dei dipinti di Amedeo Modigliani di cui diventò uno dei primi e principali acquirenti oltre che tra i primi a capire lo spessore di questo artista. Questo mette ancora più in risalto il suo indiscutibile intuito, che non si limitò a fargli scoprire soltanto l'originalità di Modigliani ma lo spinse anche ad apprezzare e poi ad acquistare regolarmente le opere di bohémiens della cerchia dell'artista livornese, come quelle del lituano Chaim Soutine e di Maurice Utrillo, figlio illegittimo della modella e pittrice Suzanne Valadon, altri due artisti di cui Netter diventò il principale collezionista. La sua forte passione per l'artista livornese, che tanto ricorda quella che travolse anche Paul Alexandre, portò Netter a possedere alla fine degli anni Trenta cinquantasei dei dipinti di "Dedo" che possiamo tranquillamente annoverare tra i più belli realizzati nella sua breve ma intensa carriera.
Paul Alexandre, primo grande amico e confidente di Modigliani, fu il suo mentore e la sua unica fonte di sostentamento specie nei primi anni trascorsi a Parigi. I due si conobbero grazie al pittore francese Henri Doucet il quale incontrò Modi al Lapin Agile


Vale la pena conoscere qualcosa di più dei due collezionisti. Jonas Netter, ebreo alsaziano trapiantato a Parigi, di professione rappresentante per varie ditte, fu subito folgorato dalla bellezza dell'arte, in particolare della pittura, che stimolò in lui la necessità di acquistare le opere che, ovviamente, poteva permettersi. Gli altri grandi collezionisti del tempo erano gli americani Barnes e Rockefeller o i russi Schukin e Morozov ma, a differenza di loro, Netter non era un milionario e le sue entrate erano relativamente ridotte. Scartando i dipinti degli impressionisti. che più gli interessavano ma che erano fuori dalla portata delle sue tasche, rivolse la sua attenzione verso quegli artisti che avrebbero poi dato vita alla famosa École de Paris; entrò in contatto con il poeta e gallerista polacco Léopold Zborowski e fu così che si innamorò dei dipinti di Amedeo Modigliani di cui diventò uno dei primi e principali acquirenti oltre che tra i primi a capire lo spessore di questo artista. Questo mette ancora più in risalto il suo indiscutibile intuito, che non si limitò a fargli scoprire soltanto l'originalità di Modigliani ma lo spinse anche ad apprezzare e poi ad acquistare regolarmente le opere di bohémiens della cerchia dell'artista livornese, come quelle del lituano Chaim Soutine e di Maurice Utrillo, figlio illegittimo della modella e pittrice Suzanne Valadon, altri due artisti di cui Netter diventò il principale collezionista. La sua forte passione per l'artista livornese, che tanto ricorda quella che travolse anche Paul Alexandre, portò Netter a possedere alla fine degli anni Trenta cinquantasei dei dipinti di "Dedo" che possiamo tranquillamente annoverare tra i più belli realizzati nella sua breve ma intensa carriera.
Paul Alexandre, primo grande amico e confidente di Modigliani, fu il suo mentore e la sua unica fonte di sostentamento specie nei primi anni trascorsi a Parigi. I due si conobbero grazie al pittore francese Henri Doucet il quale incontrò Modi al Lapin Agile un'osteria molto frequentata dagli artisti e dai poeti tempo, nel momento in cui l'artista livornese si trovava senza una dimora dopo essere stato cacciato dal suo studio in Place Jean-Baptiste Clément per non aver pagato l'affitto.

Poco dopo i fratelli PaulAlexandre, con il fratello Jean, riuscì ad avere in affitto dal municipio di Parigi, in me du Delta 7, un edificio semidiroccato destinato alla demolizione, che trasformarono in una sorta di comune per gli artisti di vario genere. Tra questi Doucet, Maurice Drouard, Albert Gleizes, Henri Gazan e Constantin Brancusi. In tale struttura il giovane livornese da poco sbarcato a Parigi, catapultato in una realtà completamente diversa da quella da cui proveniva, ebbe occasione di conoscere diversi artisti che frequentavano questo luogo. Uno tra i primi incontri illuminanti fu quello con lo scultore romeno Costantin Brancusi, insieme al quale Modigliani proseguì alla Citè Falguière nell'aprile del 1909 l'attività scultorea iniziata nel 1902 a Pietrasanta, della quale abbiamo come unica testimonianza una lettera inviata a Gino Romiti in cui viene menzionata una testa. A quel periodo risalgono anche le sculture realizzate utilizzando traversine di legno di quercia recuperate dal vicino cantiere della stazione del Métro Barbès Rochechouart.
Nonostante il Delta fosse frequentato da artisti già affermati, sui muri delle sale principali spiccavano i dipinti di Modigliani, a dimostrazione che gli Alexandre avevano capito la grandezza di quese artista sin da quando era un perfetto sconosciuto; furono proprio questa stima e questo riconoscimento riposti nell'artista livornese a portare Paul Alexandre a salvare, dai momenti tragici come le guerre passate e vissute in prima persona dai due fratelli e soprattutto dall'abitudine di Modigliani di disfarsi delle opere che non riteneva soddisfacenti, un'intera collezione composta da oltre 400 disegni realizzati nei primi 8 anni trascorsi a Parigi, tra il 19061914, che permettono di capire quelli che erano gli interessi dell'artista livornese, i suoi studi e le sue ricerche che sono fondamentali in quanto ci illustrano i progressi compiuti, dalle prime impressioni alle elaborazioni successive che ne avrebbero messo in evidenza la straordinaria abilità di disegnatore.
