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Parterre e nuovo Ospedale

Quando tempo fa lessi dell’accordo firmato tra amministrazione comunale e Regione per la costruzione del nuovo ospedale in zona Ex Pirelli e Parco Pertini ebbi un sobbalzo: dispiacere, disappunto, rabbia, incredulità.

Di Vanda Pampana

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Quando tempo fa lessi dell’accordo firmato tra amministrazione comunale e Regione per la costruzione del nuovo ospedale in zona Ex Pirelli e Parco Pertini ebbi un sobbalzo: dispiacere, disappunto, rabbia, incredulità.

“Ma come è possibile? -  mi chiesi - Il Parco Pertini è l’area verde pubblica più importante e grande della zona Colline-Stazione, anzi, dell’intera zona Nord-Est di Livorno. C’è sempre stato, e ci credo!”

è lì, a disposizione della città dal 1850 circa. Lo storico architetto Poccianti ebbe a scrivere perché comprò la zona verde ad est del Cisternone: “Nell’anno 1833 avendo occupato e ridotto a prato i terreni appartenenti alla nazione greca al signor Macbean, al signor Dumner e ai fratelli Fiaschi adiacenti alla fabbrica della nuova cisterna, immaginai di farne un luogo da diporto; ed avendo il R. Sovrano visitato quella fabbrica accompagnato dal Gonfaloniere colonnello Maggi gli esposi le mie idee relativamente a quei terreni, che furono applaudite e approvate”.

Ma i proprietari esigevano la restituzione dei loro possessi e, anche se il Comune approvava di contribuire al pagamento degli stessi, la deputazione degli acquedotti non accettò e pose al Poccianti l’alternativa di acquistare i terreni contestati o affrontare lui stesso in tribunale la causa minacciata dagli antichi proprietari.

Poccianti accettò di pagare di tasca propria quei terreni e li rivendette poi a metà prezzo alla Deputazione dei Beni Pubblici Urbani perché ne facesse un parco pubblico,  il primo dell’Italia che di lì a poco si sarebbe unita sotto il regno dei Savoia, e uno dei primi parchi pubblici d’Europa. In cambio di questa vendita agevolata volle, però, avere la prerogativa di realizzare lui il parco; il progetto lo aveva preparato già alcuni anni prima: un giardino ricco di alberi e piante con viali e vialetti tortuosi, abbellito da monumenti e ristori per i visitatori. Nello stesso periodo erano state costruite le nuove mura di Livorno, la nuova cinta daziaria che aveva inglobato il Palazzo de Larderel, il Cisternone, e l’area verde del  futuro parco pubblico sul lato Sud della Via dei Condotti nuovi; il Cimitero dei Greci,  il teatro all’aperto sul lato Nord e qualche villa, assieme ad alcune case coloniche e tanti terreni agricoli a sud ed a nord della lunga strada alberata che conduceva fino al Campo di Marte, dove avvenivano esercitazioni militari e grandi manifestazioni pubbliche fin dai primi decenni dell’800. La stessa strada che arrivava fino al Cisternino di Pian di Rota, che era stata pensata da Salvetti, il primo architetto incaricato dal Granduca, di costruire un nuovo acquedotto per Livorno  alla fine del ‘700, poi realizzata dal Poccianti.

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Il lungo viale doveva essere la passeggiata – alternativa a quella a mare – verso la campagna, fino ai Cisternino di Pian di Rota. Per chi voleva avventurarsi e ammirare il nuovo acquedotto che arrivava fino a Colognole, il viaggio era più lungo e faticoso.

Manetti, l’architetto della cinta daziaria, ostacolò questo progetto poiché non volle aprire una barriera nelle nuove mura. Solo anni dopo fu costruita la Barriera V. Emanuele, che permise ai livornesi di avere a disposizione il largo viale, lungo 1,2 km, diviso in tre corsie divise da due filari doppi di alberi d’alto fusto: la centrale per le carrozze e le due laterali per i pedoni.

Lo sviluppo economico e turistico della zona si ebbe soprattutto all’inizio del XX secolo grazie alla costruzione delle Terme delle Acque della Salute (1903) e – in successione – del grande Hotel Corallo (1905)  e della nuova stazione ferroviaria, inaugurata nel 1910, una delle più belle e più grandi d’Italia.

Nei decenni successivi, fino all’inizio della II Guerra Mondiale, intorno alla Stazione e alle Terme si sviluppò una intensa attività edilizia pubblica e privata. Tra Via dei Condotti e via di Salviano, la società livornese delle case popolari costruì una serie di palazzi e palazzine per i lavoratori delle ferrovie che ancora oggi caratterizzano il quartiere Stazione-Colline con il loro stile sobrio ed elegante che, tuttavia, risentono della mancanza di manutenzione di questi ultimi sessanta anni. Ad esse si aggiunsero altre palazzine e villette private in stile floreale e tardo liberty sulla via principale del nuovo quartiere: il viale Regina Margherita (l’attuale via del Risorgimento) e nelle nuove strade ortogonali del moderno quartiere. Anche sul lato Nord della via dei Condotti Vecchi furono costruite molte abitazioni, palazzine e palazzi quasi sempre privati. Tutte le costruzioni lungo la nuova “Passeggiata” dovevano essere in “stile” adeguato all’elegante contesto del complesso termale delle Acque della Salute e della stazione ferroviaria: lo indicava un’ordinanza comunale. Nella Piazza Dante anteguerra campeggiavano un castelletto in stile eclettico e una villa in stile liberty,  e tutte le villette, palazzine e palazzi della zona erano abbelliti da stucchi e fregi floreali.

Anche le costruzioni industriali erano abbellite da fregi, stucchi e ornamenti in ferro battuto: l’esempio più importante fu la S.I.C.E., costruita tra la fine degli anni ’10 e la metà dei ’20, che ancora oggi – pur devastata dal degrado e dall’incuria – mostra la sua eleganza architettonica.

Il Parterre continuò a essere un punto di riferimento per passeggiate e divertimento. Negli anni ’30 del ‘900 diventa anche uno Zoo.

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Nel dopoguerra lo spazio occupato dal Parterre viene in parte risicato dalla costruzione di villette a schiera (e non) al suo interno, verso la Via Gramsci.

Ma il parco, ancora grande e ben mantenuto, è frequentato da visitatori che vengono da ogni quartiere della città e anche da altre zone della Toscana. Il verde è mantenuto da custodi e giardinieri abili che lo curano con passione.

Chi non ricorda il tempo in cui, ogni mattina, il giardiniere comunale cambiava la data “scrivendola” con piantine di Begonia nella grande aiuola concentrica alla piccola vasca intorno alla colonna della fonte Igea?  

    I visitatori più assidui, però, sono i bambini che ogni giorno, con le mamme, vanno al Parterre per vedere gli animali e portare qualcosa da mangiare a quelli meno pericolosi: un po’ di pane secco per le caprette, qualche semino per gli uccellini, qualche nocciolina per le scimmie... solo sguardi incuriositi, talvolta intimoriti per i grandi felini e un’attenzione e rispetto particolare per Gigiballa, il nome dato da sempre all’orso di turno che “vive” nella grande gabbia circolare con una vasca al centro.

Ma i tempi cambiano e, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, la maggior parte degli animali viene trasferita in ambienti più consoni alla loro natura. Restano ancora animali domestici che comunque vengono apprezzati molto dai bambini.                                                                                                                                                                                 Nella seconda metà degli anni ’90 il Comune dà nuovamente all’ex Parterre, ormai diventato “Parco Pertini”, l’anfiteatro dell’area Ex Pirelli che viene sostituito da una pista polifunzionale bellissima, lastricata con materiale ottimo, con lunghe gradinate laterali dove possono sedersi moltissime persone, un palcoscenico circolare a ovest  e uno scivolo, che può essere usato anche da disabili per accedere alla pista interna, a est. Sicuramente una delle opere pubbliche più belle, apprezzate e vissute degli ultimi decenni, con infinite potenzialità per giochi educativi, laboratori all’aperto per bambini, adolescenti, adulti, manifestazioni scolastiche e pubbliche... un vero piccolo tesoro donato al Parco e alla città intera. Ogni giorno la pista è invasa da bambini che imparano a usare il monopattino, la bicicletta, i pattini; i ragazzi più grandicelli usano lo skate-board.

Pare che ai tempi sia costato quasi due miliardi di lire... Beh! Però è bella e utile!! Non importa. Si deve fare un nuovo ospedale e la pista verrà distrutta e con la pista anche la “parete” di macchia mediterranea, piantata proprio di fronte alla pista, sul lato a Sud e che copre il muro che divide il Parco dall’ospedale attuale; verrà tolta anche una larga parte di verde: prati e alberi.  

Esiste da tre o quattro anni un “regolamento per la difesa e conservazione e amministrazione condivisa dei beni comuni urbani”, esiste un Protocollo di Kioto, nel 2015 c’è stata una conferenza mondiale a Parigi, il clima sta cambiando e si sa benissimo che nelle città è importante ripristinare zone verdi, dare spazio a nuove aree verdi dove mancano, mantenere e implementare quelle esistenti. Che fine hanno fatto tutti i buoni propositi per la salvaguardia del verde?

 A Livorno si vuole costruire un nuovo ospedale... Dove? Dietro al vecchio ospedale. Come? Demolendo un eliporto e un Pronto Soccorso pagati dai cittadini di Livorno e occupando una larga parte (circa il 33%) di un parco pubblico. Un parco pubblico storico, segnalato sulle guide turistiche, pensato, disegnato e realizzato da uno dei più importanti architetti dell’800.

Che altro dire...

Nel 1950 ci fu qualcosa di analogo: la costruzione di un “nobile interrompimento” che cambiò l’assetto della Piazza Grande, nel 1980 fu decisa la costruzione di un cavalcaferrovia che segnò l’inizio della fine delle Terme del Corallo, la torre del Marzocco è chiusa alle visite perchè “prigioniera” delle strutture portuali, il faro non si può visitare perché è nell’area di proprietà del cantiere Benetti... e si può continuare. Allora... cerchiamo almeno di salvare il “Parterre” per non dover dire tra qualche anno: “Ma come!.. Era un parco così bello! Ma chi è stato a levarlo? Chi ha tolto tutti quegli alberi?”.

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