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Mensile di Attualità-Arte e Spettacolo rigorosamente Livornese

Orazio Santonocito,
un’eccellenza della nostra
Neurochirurgia

A tu per tu con l’illustre chirurgo catanese, primario dell’Ospedale di Livorno,
divenuto famoso in Italia e fuori per i suoi interventi al cervello con il paziente sveglio

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Chi è Orazio Santonocito, come si definirebbe?
“Prima un uomo, poi un marito ed un padre ed infine un neurochirurgo”.
- Rivolgiamo la stessa domanda alla consorte.
“Un grande uomo ed un grande padre che ha sempre svolto una  parte attiva nell’educazione dei figli”.
- Nessun difetto?
“L’unico è l’esser troppo tifoso del Catania Calcio”.
- Cosa pensa del fatto che suo marito sia stato e sia tuttora molto innamorato di lei?
“Lo sono anch’io di lui”.
- Torniamo ad Orazio Santonocito: ha qualche altra passione oltre alla neurochirurgia?
“La lettura dei classici, il trekking sui sentieri dell’Etna con la mia famiglia, un po’ di sport, corsa e bici”.
- Da tempo, ormai, si susseguono i tentativi di portarla altrove: prima o poi succederà?
“L’attenzione sul reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale di Livorno mi fa molto piacere ed è la testimonianza di un modello organizzativo che funziona. Certo i problemi che quotidianamente affrontiamo sono molteplici, ma se da parte della direzione ospedaliera c’è la volontà di puntare sulla Neurochirurgia per il rilancio dell’Ospedale, allora accetto la sfida di creare a Livorno un centro di riferimento nazionale per questa specialità. Le sfide mi hanno sempre affascinato. Amo Livorno e con mia moglie abbiamo deciso che in questa città vorremmo continuare a vivere anche dopo la conclusione del mio lavoro in Ospedale”.
Coinvolgiamo di nuovo la signora Silvia e le chiediamo cosa si prova a vivere con un grande chirurgo.
“Soprattutto orgoglio per come lo è diventato e per come continua ad esserlo, rispettoso dell’unicità di ogni suo paziente”.
Alla coppia la domanda d’obbligo su cosa pensino di Livorno e dei suoi abitanti.
“Livorno ci ha subito affascinato per la sua storia di integrazione. Gli abitanti sono simpatici e schietti anche se, forse, non amano e non conoscono la propria città come questa meriterebbe”.
Tornando al solo chirurgo: nel corso di una conferenza parlò del caso di Phineas Gage che sopravvisse per 12 anni nonostante aver avuto (nel 1848) il cranio trapassato da un’asta metallica: perché lo citò?
“Il tema della conferenza era un viaggio nell’evoluzione dello studio del cervello quale sede delle emozioni. Ormai è noto come la funzione cognitiva risieda nella parte anteriore e quel caso ne fu la prima dimostrazione concreta”.
- L’ambito della sua professione la rende un po’ diverso dagli altri chirurghi e ciò giustifica domande un po’ particolari: prima di affrontarle vorrei chiederle se  crede in Dio.
“Si, indubbiamente. Da uomo di scienza credo nella teoria darwiniana dell’evoluzione della specie. Anche se questa teoria rischia di dissolvere l’immagine di Dio come creatore di tutte le cose, io penso che proprio in questo processo di dissolvimento si riconosce che l’essenza iniziale o finale è proprio Dio, poiché Egli ha creato le condizioni affinché si verificassero quelle condizioni di alchimia di elementi chimici e fisici che hanno generato la cellula primordiale. Certamente anch’io ho vissuto delle fasi della mia vita in cui qualche dubbio affiorava, ma alla fine penso che ciò che muove ogni uomo è il desiderio continuo, e una volta soddisfatto un desiderio eccone subito un altro e poi un’altro ancora all’infinito. L’uomo non può quindi trovare la felicità nelle cose materiali. Il desiderio finale a cui l’uomo

 

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aspira è l’infinito e cioè Dio: è Lui che dà la pienezza a tutto”.
- Mente e spirito sono due concetti differenti ma resta il fatto che a cervello spento non si ha autocoscienza: c’è quindi un innegabile legame fra mente e spirito?
“Senza ombra di dubbio. La maggior parte dei neuroscienziati, me compreso, ritiene che tra mente e cervello non ci sia alcuna dicotomia e cioè che cervello e mente sono due termini i quali indicano la stessa cosa: la mente è considerata un’espressione del cervello. Non c’è mente senza cervello e non c’è cervello che non produca pensieri, idee e comportamenti. Il cervello senza lo spirito vitale che lo anima si spegne e non è più in grado di produrre. Il rapporto mente-cervello rientra tuttavia nel campo delle teorie scientifiche, mentre credere nell’immortalità dell’anima implica il credere, cosa che sfugge a ogni indagine scientifica”.
- Secondo alcuni il cervello non è altro che un ammasso di cellule: secondo lei quella massa grigiastra contiene invece l’anima?
“Penso che l’anima, o spirito vitale, risieda in qualche parte del corpo: da appassionato di neuroscienze mi piace pensare che risieda nel cervello anche se non c’e evidenza scientifica di questo”.
- Secondo Ramachandran1  i cosiddetti neuroni-specchio, scoperti da Rizzolatti2, hanno avuto un ruolo specifico nell’emergere dell’autocoscienza: cosa ne pensa?
“E’ un’ipotesi affascinante che ha avuto anche riscontro in scoperte successive a conferma di come l’autocoscienza sia la caratteristica principale dell’uomo nel suo relazionarsi colla realtà e cogli altri suoi simili”.
- Sa benissimo ove sono locati i neuroni-specchio nel cervello: quando vi lavora vicino è più emozionato?
“No, perché la mia concentrazione è totalmente indirizzata all’asportazione della patologia cercando di rispettare il più possibile tutto il resto del cervello e le sue funzioni. Ogni mio intervento chirurgico è preceduto da un attento studio dei possibili corridoi anatomici che mi permette di rimuovere la parte patologica senza danneggiare le parti sane. In questo, la cosiddetta “Brain Awake Surgery” cioè gli interventi al cervello con il paziente sveglio, tecnica che a Livorno utilizziamo, ha un ruolo decisivo perché ci permette di mappare e monitorare in tempo reale le aree funzionali come quelle responsabili del linguaggio o dei movimenti: da come il paziente reagisce capiamo che non gli stiamo procurando alcun danno”.
- Quanto sopra mi suggerisce una sua possibile maggiore difficoltà a mantenersi distaccato rispetto ad altri chirurghi per il non trattare, loro, la sede della coscienza: è così?
“Sicuramente. Sento molto la problematica perché ritengo che ogni persona sia un universo unico ed irripetibile da salvaguardare ad ogni costo”.
- Quotidianamente ispeziona e, spesso, addirittura tocca fisicamente la sede dell’intimo di qualcuno per guarirlo o comunque esaminarne le caratteristiche: si è mai sentito invadente della sua privacy?
“No, perché non accedo ai contenuti”.
- Si vedranno mai i pensieri?
“Già adesso con la Risonanza Magnetica Funzionale è possibile individuare le aree cerebrali responsabili delle emozioni, ma non credo si potrà mai visualizzarne i contenuti”.
Coinvolgiamo di nuovo la consorte: il fatto che suo marito intervenga sulla parte più privata di un uomo le ha mai procurato turbamento?
“No, però ciò giustifica il grande impegno e dedizione con cui vi si dedica”.

 

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- Tornando al neurochirurgo: qualora si potesse trapiantare il cervello, quale individuo sopravvivrebbe, il proprietario del cervello od il proprietario del corpo?“Il proprietario del cervello. Ritengo comunque tecnicamente non realizzabile un trapianto di cervello per l’impossibilità di collegare l’infinità di fibre nervose che uniscono il cervello al midollo spinale”.- Crede sarà mai inventata un’autocoscienza artificiale?“No, perché credo troppo nell’umanità e nell’unicità di ciascun individuo”.- Le droghe sembrano ampliare le possibilità sensoriali ed immaginative del cervello anche se a danno delle gravissime ripercussioni che producono: sino a che punto queste esaltazioni sono confrontabili colle trance mistiche dei santi?“Sono due cose totalmente diverse: le trance mistiche dei santi sono fenomeni soprannaturali che si verificano senza alcun innesco artificiale, mentre gli effetti che le droghe producono sul cervello sono un qualcosa di indotto artificialmente che altera un equilibrio naturale”.- Theilard de Chardin3 ha ipotizzato che, dopo la Geosfera (dominio della materia) e la Biosfera (dominio della biologia), si sia ormai nella fase della Noosfera (dominio del pensiero): cosa ne pensa della possibile evoluzione dell’autocoscienza in una condivisione universale fra tutti e con Dio?“E’ un concetto affascinante da approfondire”.- Quando il cervello è l’unica cosa che funziona in un corpo, con tutto il resto ormai bloccato, è giusto costringere quell’essere senziente a continuare a struggersi in attesa della morte?“Sono contrario all’eutanasia come all’accanimento terapeutico. Secondo me anche la sofferenza ed il dolore hanno una funzione e non andrebbero nascosti: un tempo la morte non veniva celata ai bambini come avviene adesso”.L’ultima domanda chiude il cerchio tornando al punto da cui siamo partiti.- Sino a che punto la morte da giovanissimo di suo padre ha in qualche modo influenzato le sue scelte? Può anche il dolore di quella tragedia aver generato un effetto positivo?“Da ragazzo non riuscivo a dare un senso a quell’evento che ho vissuto come ingiusto. Mi chiedevo spesso perché fosse capitato proprio a me. Crescendo però ho sempre sentito mio padre molto vicino soprattutto nei momenti cruciali della mia vita, quelli delle scelte importanti. E spesso mi sono chiesto cosa sarebbe stato di me se lui non fosse morto prematuramente: l’avrei seguito nel suo lavoro, chissà…”.
 

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