top of page

Una ‘Rotonda’ divenuta quadrata. Il successo… dell’insuccesso

Quando Mario Borgiotti, coadiuvato da Nedo Luschi e Renzo Casali, nel lontano 1953 decise di “radunare” pittori e pittrici dentro la Pineta di Ardenza, il primo scopo era quello di coinvolgere il movimento artistico cittadino attraverso una “convivialità” sotto gli alberi. Il fine era quello di unire le varie forme espressive, guardando principalmente alla tradizione, senza però chiudere la partecipazione ai “forestieri”.

Di Mauro Barbieri

foto-335.jpg

Quando Mario Borgiotti, coadiuvato da Nedo Luschi e Renzo Casali, nel lontano 1953 decise di “radunare” pittori e pittrici dentro la Pineta di Ardenza, il primo scopo era quello di coinvolgere il movimento artistico cittadino attraverso una “convivialità” sotto gli alberi. Il fine era quello di unire le varie forme espressive, guardando principalmente alla tradizione, senza però chiudere la partecipazione ai “forestieri”.

Non esisteva allora, e nel corso dei decenni, l’arte di serie A e l’arte di serie B. Dietro ad ogni opera, esisteva invece la passione di ogni pittore. Il pubblico diventava il primo “critico” e la prima “giuria”.

Ovviamente, nel corso degli anni, si sono avvicendate giurie, artisti, amatori d’arte, e semplici visitatori di ogni tipo.

Però, il Premio Rotonda “Mario Borgiotti” - Città di Livorno, non è mai stato snaturato.

Era aperto a tutti, anche se l’elevato numero di richieste partecipative, in tante edizioni, portava inevitabile a fare una piccola ‘scrematura’. L’impegno di ogni partecipante era massimo, anche perché, il vero “giudizio”, arrivava dal pubblico, pronto a criticare questa, e quell’opera.

L’ultima edizione del “vecchio corso”, quella del 2019, ha mantenuto la retta via, di quelli che furono i dettami di Borgiotti. La pandemia del 2020, ha sospeso per la prima volta dalla sua nascita, questa manifestazione.

Purtroppo nel 2021, pur ripartendo numerose iniziative, dovette per il secondo anno consecutivo, rimanere ferma.

L’estate 2022, dopo numerosi proclami, ahimè l’edizione ha nuovamente conosciuto uno dei punti più tristi della sua storia. Il marchio “Premio Rotonda”, è stato registrato dal Comune di Livorno, vista la rinuncia ad organizzarlo, da parte della storica Associazione Ro-Art, che per vent’anni lo aveva mantenuto in vita. Una rinuncia, che ha lasciato sbigottiti, ed increduli, in particolare modo una delegazione di pittori e pittrici, che aveva cercato di mettere in piedi l’edizione.

Il Progetto presentato dall’ultimo Presidente Ro-Art, era stato bocciato in massa dagli artisti presenti ad una riunione. Bocciatura dettata dal fatto, che la rassegna non avrebbe avuto quella programmazione da sempre conosciuta (stand per esposizione contemporanea, e giornata dedi-

cata ad una estemporanea).

Sicuramente alla base della fatica organizzativa, ci fu anche la mancanza di contributi pubblici, e sponsorizzazioni, che permettessero di partire con una bella base economica, alla quale aggiungere poi le quote partecipative degli artisti. Eppure, la famosa edizione 2019, pur non avendo detti contributi, era riuscita ad attirare tanti artisti, uscendo dignitosamente nell’organizzazione d’insieme.

Tornando al 2022, oltre alla registrazione del marchio, ecco la seconda novità: la rassegna veniva consegnata dal Comune di Livorno, nelle mani organizzative della Fondazione Trossi Uberti.

In una conferenza stampa “animata” svoltasi in Comune, i pittori presenti, alla doppia notizia, facevano sentire il loro pensiero, pronti però a vedere come sarebbe nata l’edizione estiva 2022.

Per il terzo anno consecutivo, la manifestazione, per come era conosciuta negli ultimi sessantasette anni, non si è svolta. E per chi attendeva, un piccolo ‘contentino’ di tre giorni a fine settembre-primi di ottobre, solo una veloce estemporanea ed una due-giorni di dibattiti nel Parco della Fondazione: veramente poco per chiamarla “Rotonda”.

I motivi di questa nuova “assenza”? Tanti, e nessuno. Unica cosa certa, l’arrivo finalmente di un contributo del Comune di Livorno, di oltre ventiquattromila euro per l’organizzatore, ovvero la Fondazione Trossi Uberti.

Inutile ripercorrere le ennesime, e crescenti polemiche, che si è portata dietro anche la “pseudo” edizione 2022.

A questo punto, l’estate 2023 doveva essere finalmente quella della svolta, se così la possiamo definire.

Quasi due anni a disposizione per “programmare”, valutare e soprattutto “ascoltare” le voci provenienti da chi la storia del Premio Rotonda l’aveva vissuta direttamente.

Alcuni punti su cui si doveva intavolare la realizzazione della Rassegna 2023 (sarebbe stata la 70ª) erano:

foto-112.jpg
Cantanti e Musicisti

Raccolta Interviste

Scopri di più

foto-46.jpg
Arte e Artisti

Raccolata Interviste

Scopri di più

foto-789.jpg
Personaggi livornesi

Raccolta Interviste

Scopri di più

foto-0257.jpg
Amedeo Modigliani

Biografia e curiosità

Scopri di più

foto-0285.jpg
Storia di Livorno

Storia e personaggi

Scopri di più

foto-001.jpg
Attualità e curiosità

Scopri di più

foto 903.jpg
foto-0058.jpg
foto-105.jpg
foto 78.jpg
foto-102.jpg
foto-49.jpg

-Il periodo espositivo classico, ovvero due settimane, dai primi di agosto, a dopo ferragosto;

-Il mantenimento del nome storico “Premio Rotonda ‘Mario Borgiotti’ Città di Livorno”;

-L’utilizzo della Pineta d’Ardenza nelle due classiche divisioni (lato terra e lato mare);

-Un numero di partecipanti non inferiore a 70/80 espositori;

-La presenza di un catalogo in formato cartaceo come avvenuto in tutte le precedenti edizioni;

- Espositori funzionali, in maniera tale da valorizzare le opere esposte, con adeguato spazio per esporre più di un’opera dell’artista;

-Una massiccia promozione dell’evento attraverso canali consolidati (giornali, tv e riviste di settore, sia locali, che regionali).

Di tutti i punti sopra indicati, nessuno è stato messo in atto, ed in alcuni, è stato veramente blando l’intervento.

Per ultimo, ho lasciato il costo di partecipazione, che doveva essere irrisorio viste le capacità economiche in possesso della Fondazione Trossi Uberti (contributi e sponsor).

Per quest’ultimo punto, come sottolineato da un artista livornese, molto vicino alle passate edizioni, la quota di partecipazione, è quasi raddoppiata in proporzione. Lo spazio lineare infatti, era la metà del passato, per un periodo espositivo dimezzato (solo otto giorni, di cui due e mezzo chiusi per il maltempo).

Critiche anche sulla modalità delle selezioni, con il pagamento di una quota a fondo perduto (in caso di non selezione, rimaneva comunque all’organizzazione).

La conseguenza è stato il “diluvio”, non solo di natura atmosferica (per due giorni la Pineta è rimasta allagata dalle abbondanti piogge) ma di critiche attraverso i canali social. Il segnale più forte, l’hanno dato però il 99,9 % di pittori, e pittrici livornesi, disertando la manifestazione.

Le varie generazioni di artisti, che hanno gravitato sotto gli alberi della Pineta, il Premio Rotonda se lo sentivano di “proprietà”. Era un Premio Nazional popolare. Questa è stata una delle principali cause che hanno spinto la quasi totalità di pittori e scultori livornesi a non presenziare al tradizionale appuntamento estivo

Ovviamente, non mi sono tirato indietro nel rilevare puntualmente, e costantemente, le criticità sopra indicate.

Qualcuno mi ha indicato come il “paladino” dell’arte labronica, titolo a cui onestamente non tengo. Mi reputo un “romantico” della tradizione livornese, e soprattutto un difensore delle tradizioni.

La mia presenza critica attraverso i vari dibattiti, che si susseguivano, in particolare su Facebook, nasceva dalla mia conoscenza, e presenza attraverso la rivista che dirigo “Arte a Livorno e oltre confine” del Premio Rotonda.

Per 19 edizioni, siamo stati la rivista ufficiale della manifestazione, ed abbiamo divulgato e promosso attraverso tutti i nostri canali distributivi, la rassegna.

Siamo stati a fianco degli artisti, abbiamo collaborato con l’ufficio stampa del Comune, ed abbiamo affiancato i vari Assessori alla Cultura della nostra amministrazione, nel rendere visibile l’evento estivo più storico d’Europa.

Tornando alle numerose critiche, che abbiamo raccolto tra gli artisti non partecipanti, ma anche tra quelli che hanno partecipato all’edizione di quest’anno (in molti rimasti fortemente delusi per vari aspetti, molti dei quali precedentemente indicati), ovviamente la parte organizzativa ha cercato di rispondere al fuoco incrociato, non utilizzando lo stesso mezzo (Facebook), ma chiedendo un’intervista al quotidiano cittadino Il Tirreno.

Intervista nella quale la Presidente della Fondazione Trossi Uberti, Libera Capezzone, ha cercato di trovare nelle varie domande sottoposte dal giornalista Simone Fulciniti, solo punti positivi. Toccando il passato, ha definendo le ultime edizioni come “uno spettacolo di bassa qualità capace di attirare solamente un certo tipo di pubblico più che locale”. Ha inoltre parlato di “estinzione e di processo di eutanasia a causa di una gestione poco lungimirante e incapace di rendere vivo e attuale un premio storico così importante”. Rincarando poi la dose, ha sottolineato come obbiettivo “liberarci dalla reputazione acquisita a causa di gestioni passate discutibili”.

Nella parte finale dell’intervista ha pure toccato anche l’aspetto del Premio legato alla pittura labronica: “Se la Fondazione desse voce e spazio solo alla pittura e solo ai ‘labronici’, fallirebbe miseramente la sua missione di servizio alla collettività”.

Forse, un briciolo di autocritica ci sarebbe stata bene nell’intervista, perché, vorrei ricordare alla Presidente (probabilmente conosce poco la storia della manifestazione), come per 67 edizioni il Premio Rotonda “Mario Borgiotti” Città di Livorno è rimasto in vita grazie alle Associazioni Culturali ed agli artisti.

Ci sono state “grandi” edizioni, dove tradizione e modernità, passato e presente, si sono amalgamate bene, dando ai numerosi visitatori, tra i quali tanti turisti (non solo parenti ed amici degli espositori come in quest’ultima edizione), una bella visione della manifestazione.

Vorrei inoltre sottolineare come la indicata “eutanasia”, non sarebbe avvenuta se ci fosse stato un maggiore aiuto economico verso le precedenti organizzazioni.

Meritano quindi un plauso, e più rispetto, tutte quelle forze “umane”, che hanno mantenuto in vita la rassegna. 

Chiudo questo mio articolo, ricordando alle parti organizzative della Fondazione Trossi Uberti, come evidenziato nella mia intervista uscita sempre su Il Tirreno, il giorno dopo, come replica alla Presidente Libera Capezzone, che NOI siamo aperti alla collaborazione futura. Non una collaborazione spot, ma reale, e concreta, dove prima di tutto, ci sia l’apertura verso gli artisti.

Un consiglio finale: Ascoltare, chiamare, coinvolgere tutte quelle persone, che non sono state prese in considerazione negli ultimi due anni. La forza e la crescita della manifestazione, può passare dall’unione di tutti. Un grande errore, sarebbe il “facciamo cosi perché abbiamo deciso così”. Sarebbe la morte della storia del Rotonda. Non serviva piantare un nuovo seme, ma annaffiare le radici profonde già presenti. Non serviva una “rivoluzione” come sottolineato lo scorso anno, ma un adeguamento ai tempi. Le rivoluzioni azzerano, ed onestamente non c’era bisogno di lanciare questo messaggio.

Non si può guardare al futuro, senza guardare al passato, ed al presente. Umiltà, coesione, programmazione, tradizione e innovazione, dovranno essere la base per il nuovo corso.

Buona Rotonda 2024!

foto-003.jpg
foto-49.jpg
foto 909.jpg
foto-0076.jpg
Negozi

Raccolta Interviste

Scopri di più

foto-252.jpg
Edifici storici
foto-081.jpg
Racconti di Storia

Racconti livornesi

Scopri di più

foto-232.jpg
Calcio e Sport

Storia e Ricordi

Scopri di più

foto-0060.jpg
foto-45.jpg
foto-103.jpg
foto-458.jpg
foto-0021.jpg
foto-50.jpg
foto-237.jpg
foto-006.jpg
bottom of page