Villa Mirabella.

27 Feb 2024 | Autore: Bruno Damari, EDIFICI STORICI

Secondo una tradizione secolare nobili e ricchi mercanti, insediatisi a Livorno tra il ‘600 e l‘800 erano soliti costruire, sulle pendici delle colline, a monte della città, sontuose ville di rappresentanza e di relax. Nel centro cittadino facevano affari e in queste dimore ricevevano gli ospiti illustri, organizzavano feste e sfoggiavano la loro opulenza. Sono sorte così Villa Corridi, Villa Maurogordato, Villa Rodocanacchi e altre meno prestigiose.  
Di recente è tornata alla ribalta delle cronache cittadine una villa della quale pochi conoscevano l’esistenza: Villa Mirabella (o Mirabello, come risulta dai documenti storici) sulla collina del Gabbro, località  conosciuta per essere stata anche la location ideale per alcuni macchiaioli, che amavano dipingere “en plein air”, tra cui Silvestro Lega (famose le sue donne “gabbrigiane”).


Il comune di Rosignano Marittimo, che ne è proprietario, da tempo sta tentando di riportarla agli antichi splendori. Dopo ripetuti insuccessi sembrano aprirsi concrete prospettive.
A metà del ‘700 la famiglia Fenouillet, poi diventata Finocchietti, ricchi commercianti francesi che si erano spostati a Livorno attirati dai benefici del porto franco, già proprietaria di un palazzo innalzato nel quartiere della Venezia, salì fino lassù per costruirvi la sua “residenza di campagna”.

Uno splendido complesso, in stile architettonico barocco toscano, caratterizzato da una facciata principale monumentale, impreziosito da un elegante frontone     e da una scalinata a doppia rampa. In epoca più recente è stato costruito un torrione merlato, danneggiato da un fulmine negli anni novanta del secolo scorso.
Più che il fulmine  l’azione del tempo e dei vandali, oggi, mettono a nudo i segni del tempo. All’interno di una superficie lorda di 890 metri quadrati si possono ancora ammirare, in un desolante degrado: una piccola cappella con un dipinto della Sacra famiglia; saloni da ballo e di rappresentanza affrescati con scene di divinità, figure di guerrieri e drappeggi; soffitti a cassettone finemente intarsiati. Ormai da troppi anni l’intero complesso versa in uno stato di tale abbandono che occorrerebbero ingenti risorse, anche per la sola messa in sicurezza delle strutture pericolanti, tanto da richiedere l’interdizione all’accesso.
Alla famiglia Finocchietti subentrò il marchese Vittorio De Ghantuz Cubbe, che, a sua volta, la cedette alla marchesa Teresa Ripa di Meana. Per molti anni, dopo la marchesa, rimase nella disponibilità pubblica fino a che, nel 1918, fu adibita a lazzaretto per accogliere i malati di febbre spagnola della prima guerra mondiale.

Nel 1934 fu acquistata dal Monte dei Paschi di Siena che la cedette di nuovo ad un privato e fu adibita a casa colonica (sic!). Infine, nel 1984, ormai in totale degrado, fu donata al comune di Rosignano M.mo.

Diversi sono stati i tentavi per riqualificarla, fin dai tempi della sindacatura Simoncini, a metà degli anni novanta. Successivamente, nel 2015, si è tentata la strada della concessione pluriennale a privati, ma il bando è andato deserto. Neppure il tentativo di accedere al finanziamento messo a disposizione del consiglio dei ministri (nel 2016), attraverso l’iniziativa bellezze@ governo.it, ha avuto miglior fortuna. Così si arriva ai giorni nostri.

Le sorti della rinascita di questo prezioso monumento sono, oggi legate, a due fratelli statunitensi, titolari della società di produzione televisiva Heilman Production LLC. Il comune di Rosignano M.o ha sottoscritto un contratto, della durata massima di un anno, per  la presentazione di un progetto per la realizzazione di un programma televisivo “The italian Job”, allo scopo di mobilitare alcuni restauratori interessati al recupero dell’immobile. Mediante una gara verrà affidata al prescelto la ristrutturazione dell’intero complesso, mentre alla  Heilman Production, previa  sottoscrizione di un apposito contratto, verrà affidata la gestione, per una durata massima di cinquanta anni.
L’operazione può apparire fantasiosa, ma l’entusiasmo dei due fratelli Heilman, che hanno spiegato di essere stati colpiti dagli affreschi (nonostante il degrado, sono ancora ben visibili), in particolare, la dichiarazione di Joe: “E’ un edificio unico che soddisfa uno dei sogni degli americani, ossia quello di una casa in Italia”, lasciano bene sperare.