Francesca Talozzi lo struggente ricordo di una grande anima bella.

14 Feb 2024 | Autore: Stefania D'Echabur, PERSONAGGI

Condividi

foto-0055.jpg

Il 6 maggio del 2022, un anno fa ci ha lasciato Francesca Talozzi, nata a Livorno il 7 gennaio 1963 e purtroppo affetta da una malattia reumatica rara.

Archeologa, dopo la malattia si dedica per anni alla scrittura e al teatro. Una donna combattente e un vero esempio per molti, perché anche se “seduta” da più di venti anni sulla sua seggiolina a rotelle, privata di parecchia autonomia, non ha mai smesso di essere persona fulgida nella sua dotta mente. Una donna intelligentissima, arguta e perspicace, creativa e libera. Generosa. Ironica e dissacrante.

La sua creatività si è ben sposata al teatro e i suoi lavori di drammaturgia sono numerosi e a largo spettro lavorando in maniera autonoma e con Effetto Collaterale dando voce al gioco di Memoria, affiancando Loris Rispoli nella ricerca della verità e giustizia sulla vicenda del Moby Prince e senza mai abbassare la guardia sulla tragedia dell’Olocausto. Tanti i lavori e le registrazioni, ma il lavoro principe resta “Chi porterà queste parole?” di Charlotte Delbo, dove nasce la collaborazione con Alessia Cespuglio e dove l’esordio vede 23 donne “nel campo” di Auschwitz, un lavoro sempre in progress che ha raggiunto la perfezione. E dove la stessa Francesca rendendosene conto alle sue attrici disse “ragazze il lavoro è finito” non andrà più in scena. Perché sottolineo questo? Perché questa è l’onestà intellettuale pura. Quella che animava Francesca Talozzi.

Impegnata su temi sociali, un periodo attivista politicamente in  Buongiorno Livorno, la disabilità, la violenza di genere, la sua voce all’interno della Casa delle Donne di Pisa, quella voce mai in ruoli marginali, ma rivestendo cariche di presidenza e responsabilità. Francesca dopo un anno della sua assenza resta con la sua grande energia: impossibile non commuoversi per il vuoto che ha lasciato in coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla perché della sua Essenza ha fatto dono in una presenza che va oltre l’Oltre.

Nei primi mesi di vuoto è stato difficoltoso parlare di lei. Poi qualcosa si è mosso e il 27 gennaio scorso, Giornata della Memoria, il Teatro delle Commedie le ha dedicato la serata, letture sceniche della Delbo, “Chi porterà queste parole?” e la magia si è fatta arte, le sue donne di nuovo insieme, numerose, graffiate dalla vita, ma presenti, perché la chiamata è stata forte e la “Personaggia” di Francesca era nuovamente presente. Per lei, con lei.

In questi giorni un altro regalo con la firma di Francesca, le sue poesie postume.

Un lavoro di ricerca e fortemente voluto dalla compagna della vita Cristina Galasso (anche se sposate a Cristina non piace definirsi moglie), ma è la sua sposa e chi le ha respirate insieme attraverso di loro ha potuto comprendere la parola “Amore” con la A maiuscola.

“Il corpo e la radice” un testo di lirica poetica, la sua parola arriva dove ad altri non è concesso. Ci sono oscurità legate alla malattia, ma anche tanto amore in rima e in quartine, amore in prosa di una quotidianità struggente, la morte e la resurrezione, ricerca del tempo e del temporale, vuoti e pieni, mai una virgola banale. Una mano amica che ti porta con sé.

“Si dipanerà il tratto di corda

lo saprai quando sosterrai il sospiro

di tutto l’amore possibile immaginerai

l’ultima cosa da triciclo a tremito”

Dalla sofferenza Francesca ha tratto forza, una forza per lei e il mondo circostante, lei che ha dovuto scavare in meandri a molti sconosciuti, scovando nuovi strumenti di sopravvivenza ne ha fatto dono con grande generosità a chi ha incrociato il suo sguardo attento e amorevole.

Lei che viveva attraverso le vite degli altri e che spesso ringraziava per le confidenze.

A lei che senza chiedere mettevamo le nostre vite nelle sue mani.

Grazie anima bella.