Pietro Mascagni. La ‘Cavalleria’ rischiò di rimanere nel cassetto

27 Dic 2023 | Autore: Bruno Damari, IN EVIDENZA, IN PRIMO PIANO, STORIA

Dopo Modì, Livorno sta omaggiando un altro dei suoi figli più illustri: Pietro Mascagni. Ha iniziato con la magica serata del 2 agosto scorso (in concomitanza con il 75° anniversario della sua morte) che si è svolta alla Fortezza Nuova: si è trattato di un concerto lirico “Con occhi dove un’anima sognava”, come anteprima del ‘Mascagni festival 2020’. Magica per la sublime musica del grande Maestro – l’Intermezzo della “Cavalleria Rusticana” ha fatto venire i brividi al numeroso pubblico presente (registrato il tutto esaurito) – e anche spettacolare e suggestiva per lo scenario di luci proiettate ad arte sulle mura dell’antico fortilizio di fine Cinquecento. A queste hanno fatto coppia quelle dei prospicienti palazzi del Pontino che, specchiandosi nelle acque nell’ampio slargo del canale, hanno dato vita pure ad un’altra suggestiva e fantastica visione, degna dei più pregiati e affermati spettacoli di tutta la nostra Penisola. Magistrali anche le prestazioni dei protagonisti vocali, dai soprani Maria Billeri e Francesca Maionchi, al tenore Samuele Simoncini, al mezzosoprano Rossana Rinaldi e al baritono Sergio Bologna. A completare il quadro, il direttore artistico Marco Voleri (coadiuvato dal Teatro Goldoni e dagli uffici comunali), Laura Pasqualetti al pianoforte, le voci recitanti di Andrea Gambuzza e Ilaria Di Luca, e il musicologo Fulvio

     Venturi a introdurre la serata. Mentre andiamo in stampa, il “Mascagni festival 2020” sta entrando nel vivo della manifestazione con quattro appuntamenti (9, 10, 11 e 19 settembre), tutti in programma alla Terrazza Mascagni a partire dalle ore 21.15 (quello del 19, il concerto della Banda musicale dell’Arma dei Carabinieri diretta dal colonnello Massimo Martinelli, inizierà invece alle ore 19).

“Inutile nascondere che Mascagni non sia più ai vertici dell’interesse della critica internazionale e va ricollocato al proprio posto” affermava di recente sulle colonne del Tirreno  Fulvio Venturi, esperto musicologo, nonché autore di vari testi sul compositore livornese. Auguriamoci che il “numero zero” di questo “Mascagni Festival” sia solo l’inizio e che possa avere una crescita esponenziale e un prosieguo, ininterrotto, per i prossimi anni.

Livorno, se vuole aprire al turismo e darsi una nova dimensione, d’altra parte non può fare a meno delle sublime note dell’Intermezzo della “Cavalleria Rusticana” ma anche di tutto il resto del repertorio del mascagnano (sedici opere: da Iris a L’amico Fritz, Zanetto, Parisina, Isabeau, Ratcliff ecc.) che va riscoperto e rilanciato così come hanno già da svariati anni altre città, vedi la vicina Torre del Lago per il Festival Pucciniano, o Parma per quello Verdiano, Pesaro per il Rossini Opera Festival, Catania per il Bellini Festival o Bergamo per il Festival Donizetti Opera.

Non lasciamo che l’intermezzo sinfonico della “Cavalleria”, non a caso considerato uno dei brani di opera lirica più popolari al mondo, venga continuamente “sfruttato” da altri. In ambito cinematografico ha fatto da sfondo ad una delle più celebri scene della storia del cinema, quella nel film Il padrino – Parte III, diretto da Francis Ford Coppola e interpretato da Al Pacino. Risuona anche nei titoli di testa del film Toro scatenato di Martin Scorsese, come tema conduttore del film Il cavaliere di Lagardère di Philippe de Broca, nel Sogno di una notte di mezza estate di Michael Hoffman e nell’episodio “Strane allucinazioni” della popolare serie americana Ally McBeal,  tutte pellicole cult di valore internazionale. An-

    che la musica pop non si è tirata indietro tanto che le note mascagnane sono entrate in concerti di cantanti del calibro di Andrea Bocelli e Vasco Rossi. Senza contare gli innumerevoli spot pubblicitari che hanno utilizzato come sottofondo l’Intermezzo: dalla Ferrero Rocher all’Enel e alla Tim (quest’ultimo recentissimo con protagonista Riccardo Muti).

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La storia parla che Cavalleria Rusticana ebbe un enorme successo già dalla prima volta in cui venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890. Non a caso le cronache di allora riferivano: “Al Teatro Costanzi di Roma, l’inaudito trionfo di “Cavalleria Rusticana” sorprende e sbalordisce lo stesso compositore. Sessanta chiamate deliranti salutano la conclusione dell’opera. La gente agita i cappelli e i fazzoletti, si abbraccia nei corridoi urlando: “Abbiamo un Maestro! Viva il nuovo Maestro italiano”.

E pensare che la “Cavalleria” rischiava di rimanere nel cassetto. “Fu mia nonna Argenide a salvare ‘Cavalleria’” Lo rivelò al settimanale Oggi il nipote e omonimo Pietro Mascagni, affermato primario chirurgo a Roma, scomparso da alcuni anni. Così si espresse: “Mio nonno nel dicembre 1886, in tournée con la compagnia Maresca, fece tappa a Cerignola (FG), dove il sindaco allora in carica (il Commendatore Cannone) invitò lui e la futura moglie, Argenide Marcellina Carbognani (Lina, che sposerà il 7 febbraio 1889), a fermarsi, offrendogli di dirigere la neonata Filarmonica locale. Nel 1888, lesse di un concorso musicale, bandito dalla Casa Editrice Sonzogno, per opera in un atto: primo premio tremila lire, una somma ragguardevole per quei tempi. Accordatosi con un amico d’infanzia, Giovanni Targioni Tozzetti, per il libretto che avrebbe accompagnato la musica, Mascagni si mise subito al lavoro. Il soggetto prescelto fu quello di “Cavalleria rusticana”, da un racconto di Giovanni Verga. In breve l’opera fu composta, ma dopo un iniziale entusiasmo, Mascagni venne colto da dubbi e incertezze. E se “Cavalleria rusticana” si fosse rivelata un fallimento, lui cosa avrebbe fatto? Il comune di Cerignola avrebbe continuato a tenerlo come direttore d’orchestra? Di fronte a queste domande che lo angosciavano, mio nonno decise di non spedire il manoscritto dell’opera alla commissione di Roma. Fu mia nonna Argenide, invece, sempre pronta a sostenere ed a incitare il marito, a prendere il manoscritto, di nascosto da Mascagni, e a spedirlo alla vigilia della scadenza del bando. Appena i componenti della com-

     missione scorsero il manoscritto si resero conto di essere di fronte ad un capolavoro. Sulle settantatré opere presente, quella di Mascagni ebbe il primo premio. Ma se la commissione si era dimostrata entusiasta, come avrebbero reagito la critica ed il pubblico? Solo la prima rappresentazione di “Cavalleria Rusticana” avrebbe potuto dare la risposta». E la risposta – aggiungiamo noi – fu semplicemente straordinaria: con quest’opera Pietro Mascagni entrò nella leggenda nonostante non avesse compiuto ancora 27 anni.

Con il Maesto Pietro Mascagni riscossero grande successo anche il soprano Gemma Bellincioni (Monza 1864 – Napoli 1950) e il tenore Roberto Stagno (Palermo 1840 – Genova 1897), coppia anche nella vita oltre che sul palcoscenico, magistrali interpreti nei ruoli di Santuzza e Turiddu.

Gemma Bellincioni e Roberto Stagno sono rimasti legatissimi alla nostra città. Dopo alcune settimane dallo strepitoso successo di “Cavalleria”, lo stesso Mascagni li invitò a prendere dei giorni di vacanza a Livorno, e se ne innamorarono subito. Nel 1894 si stabilirono nella settecentesca Villa Morrazzana, già dei Rodocanacchi,  e vi trascorsero tutto il tempo libero che gli concedevano gli impegni professionali. Nella cappellina attigua, la coppia battezzò la loro figlia Bianca (nata in… trasferta a Budapest nel 1888), ove in seguito, vi celebrerà le nozze con il figlio dell’editore Ricordi.

Roberto Stagno morì a Genova nel 1897 ma volle, per volontà scritta, essere sepolto nel piccolo cimitero di Montenero, a pochi passi dalla Villa Morazzana. Anche Gemma Bellincioni, scomparsa a Napoli nel 1950, volle essere inumata al fianco del marito. I due riposano in un  monumentale sacello, ornato da una statua di una musa con in mano la lira. Sulla tomba è scritto: “Quì riposano / roberto stagno e Gemma Bellincioni / gloria dell’arte lirica / 26 Aprile 1897 – 23 Aprile 1950”.

Insomma, nell’area di pochi chilometri (tra il Cimitero della Misericordia, ove è sepolto Pietro Mascagni – e quello di Montenero), riposano i principali interpreti di quella magnifica e storica serata al Teatro Costanzi del 17 maggio 1890. Anche la morte ha tenuto uniti i tre grandi interpreti di Cavalleria Rusticana.